Buongiorno, vi ricontatto per un altro quesito. Avendo avuto due gemelli, nonni giovani che ancora lavorano, uno stipendio bassino da impiegata, ho scelto di restare a casa dal lavoro per occuparmi dei bambini. Ora loro hanno 15 mesi. Inoltre inizialmente ero convinta che i bambini piccoli avessero più bisogno della mamma. Ora mi chiedo se è davvero così. Vedo bimbi frequentanti il nido molto in gamba. Bevono dal bicchiere, mangiano da soli e non posso fare a meno di sentire che io non sono in grado di aiutare i miei bambini in questo senso. Forse avrebbero bisogno del nido? Forse vale la pena di lavorare per dare tutto il mio stipendio all'asilo se questo aiuta i piccoli a crescere? Quali sono i pro e i contro di mandare i bambini all'asilo nido?
Il tempo che trascorri con i tuoi bambini è prezioso e insostituibile. Hai la possibilità di conoscerli, condividere con loro molti momenti e stabilire insieme ritmi ed equilibri familiari. Oggi più che mai è davvero una fortuna potersi occupare dei propri figli a tempo pieno. Sono sempre di più infatti i genitori che non hanno la possibilità di contare sulla rete familiare e devono necessariamente rivolgersi ai servizi esterni. Per crescere adeguatamente, i bambini hanno innanzi tutto bisogno di potersi sentire protetti e amati. Chi meglio delle figure parentali può garantire loro l’affetto necessario e le cure premurose?
D’altro canto sappiamo anche quanto un ambiente stimolante possa favorire il potenziale del bambino e come non sia semplice disporre e organizzare spazi e attività che seguono costantemente il suo sviluppo.
A tal proposito il nido d’infanzia, un servizio caratterizzato proprio dall’intenzionalità pedagogica, offre al bambino un percorso che mira a stimolare la sua naturale curiosità, intelligenza e desiderio di conoscere (Crescere al nido, A. L. Galardini -a cura di-, Carocci Faber, 2015).
“I nidi d’infanzia odierni sono il risultato del cambiamento sociale e culturale avvenuto negli anni ’70. In quel periodo è stata approvata un’importante legge che, oltre ad aver istituito i nidi pubblici, ha stabilito l’intervento dello Stato in ambito di educazione della prima infanzia (legge n. 1044 del 6 dicembre 1971).
La loro diffusione sul territorio italiano è stata condizionata da aspetti sociali, legati ai cambiamenti del mercato del lavoro e alla crescente domanda degli asili da parte delle famiglie economici, relativi alla gestione del finanziamento pubblico per l’apertura e il mantenimento di queste strutture pedagogici, connessi alla ricerca e all’applicazione della metodologia educativa in grado di rispondere ai bisogni specifici della tenera età.
Così gli asili nido, nati per soddisfare una richiesta assistenziale rivolta alla custodia dei bambini, rappresentano oggi terreno fertile per approfondire le tematiche dello sviluppo infantile e i “saperi” intorno al bambino.
Negli ultimi decenni infatti l’esperienza delle strutture per l’infanzia – unita alla ricerca e al dibattito culturale – ha contribuito a modificare la precedente idea che i primi anni di vita fossero poco influenti alla formazione umana, introducendo la visione di un bambino competente, attivo fin dalla nascita, in grado di manifestare interessi sociali e di relazionarsi con figure estranee dall’ambito familiare e con gli altri bambini.”

Tornando alla tua lettera, le abilità che descrivi come probabili apprendimenti mancati dei tuoi bambini riguardano nello specifico l’area del raggiungimento delle autonomie. Si tende ad assistere continuamente i bambini, anticipando le loro richieste e facendo al posto loro (per velocizzare, per evitare di sporcare, perché non si reputano capaci, e via dicendo).
Così le azioni e i tentativi del bambino verso l’autonomia sono in qualche modo frenate. Fin dalla sua nascita, il bambino ha invece bisogno di provare, sperimentare, ripetere, sbagliare, auto-correggersi e ricominciare.
Come insegnava Maria Montessori, mettersi a disposizione del bambino non significa assisterlo ma aiutarlo a fare da solo. Un buon nido (che offre un metodo e una progettazione educativa, che mira al benessere del bambino e della sua famiglia, che è in grado di creare una rete di relazioni e di sostegno) rappresenta sicuramente un’opportunità di crescita e di apprendimento per i bambini e un luogo dove i genitori possono trovare supporto al loro ruolo educativo.
Il nido non è l’unica alternativa: puoi adottare soluzioni altrettanto favorevoli alla crescita dei gemelli. Sei una mamma molto attenta e protesa a conoscere le migliori opportunità di esperienza per i tuoi bimbi, non avrai difficoltà a trovare le risorse che meglio rispondono alle esigenze di tutta la famiglia.
Innanzi tutto cerca di capire come intervenire per sostenere i tuoi bimbi nel raggiungere le autonomie. Ad esempio possono pian piano imparare a bere da soli se inizi ad offrirgli un bicchiere con poca acqua.

Esistono alcuni servizi educativi simili al nido. Meno costosi e che non prevedono una frequenza costante o prolungata. Prova a informarti nel tuo comune di residenza. Questi sono ad esempio gli spazi-gioco, le ludoteche e i centri per le famiglie. Sono servizi che offrono comunque l’occasione ai bambini di vivere esperienze fuori casa, incontrare i coetanei e socializzare. Inoltre i genitori (o adulti accompagnatori) hanno la possibilità di conoscersi fra loro e creare nuove reti di scambio e confronto.
A differenza dagli spazi-gioco, i centri per le famiglie accolgono bambini e genitori (o accompagnatore) insieme. E’ un’ottima occasione per scoprire alcune attività di gioco da proporre ai bambini, per apprendere modelli educativi e pratiche legate alla cura, per confrontarsi con personale esperto. Oppure puoi valutare l’idea di iscrivere i bambini al nido con orario part-time (generalmente mattutino). Oltre a ridurre notevolmente l’importo della retta, questa rappresenterebbe la situazione ideale in quanto il bambino ha la possibilità di vivere l’esperienza del nido nel momento migliore della giornata, senza patire il fatto di rimanere a lungo fuori casa, lontano dai suoi affetti.