Cosa è meglio fare quando nostro figlio non accetta la presenza di un estraneo o di qualcuno di diverso da mamma e papà. Le nostre aspettative sociali sui figli spesso non tengono conto del tempo che è necessario a un bambino per avere fiducia e riconoscere alcune situazioni come sicure. Rispondo, nell’articolo, alle domande di una mamma.
Lettera di una mamma
Sono la mamma di un bimbo di un anno appena compiuto e ti scrivo per chiederti alcuni consigli su come comportarmi di fronte ad alcune situazioni. Il mio bimbo da quando è nato ha sempre avuto un piccolo problema, piangere con chiunque si avvicinasse per parlargli.
È sempre stato molto attaccato a me e non va in braccio a nessuno, se non suo papà e i nonni che vede spesso. Gli altri che vede meno, incluso parenti e amici, non possono neanche parlargli, si gira dall’altra parte e guai se lo prendono in braccio. Socializza solo con i bambini e, ultimamente, se viene rimproverato a volte scoppia in una crisi di pianto.
Non so come comportarmi soprattutto quando siamo con altre persone che vorrebbero interagire con lui ma sanno già che finirà in pianto! L’altra sera, dopo tre giorni al mare in una casa diversa dove è stato praticamente la mia ombra, è arrivato mio fratello ed è scoppiato a piangere con crisi e singhiozzi, perché oltre a non piacergli le persone che vede poco, non parliamo dei luoghi in cui non è mai stato, una tragedia!
I cambiamenti del primo anno
Dalle tue richieste si colgono due domande fondamentali:
- Come mai il mio bambino non è sereno nell’approccio con gli estranei?
- Perché il mio bambino mal sopporta di essere rimproverato?
Intorno agli 8-12 mesi i bambini possono manifestare una fisiologica “paura dell’estraneo”.
Alcuni autori (in primis lo psicoanalista René Spitz) hanno teorizzato l’esistenza della cosiddetta angoscia dell’ottavo mese durante la quale il bambino rifiuta la presenza di persone non familiari. Ad oggi queste teorie sono state rivisitate alla luce degli studi di Daniel Stern e della Infant Research, che hanno posto l’accento sull’importanza della relazione tra mamma e bambino – papà e bambino – come figure di riferimento.

Con molta probabilità, in questo momento il tuo bambino sta facendo i primi tentativi per imparare a camminare, o magari già cammina spedito. Se pensiamo che fino a poco fa i suoi spostamenti erano limitati nello spazio e che ora si trova invece a esplorare l’ambiente da una diversa prospettiva, possiamo comprendere come questo sia per lui una vera rivoluzione. Questo cambiamento porta con sé una forte spinta all’autonomia (ad esempio, il piacere di giocare con i coetanei), ma risulta anche essere fonte di ansia (luoghi nuovi e sconosciuti come la casa al mare), non solo per il bambino ma anche per i genitori, i quali temono di perderlo di vista e che incorra in pericoli.
Per questo, può capitare che mamma (o papà) e bambino ritornino a vivere una modalità relazionale più stretta e fisica (stare in braccio, coccole, necessità di continua vicinanza), è una maniera per rassicurarsi di esserci ancora l’uno/a per l’altra/o. In questo momento il tuo bambino non è ancora certo di poter lasciare il suo nido sicuro – la sua mamma e il suo papà – e forse anche voi siete più tranquilli sapendolo al riparo fra le vostre braccia. Dunque è necessario tutto il vostro impegno per sostenerlo nel percorso di crescita e per fare in modo che possa accrescere il sentimento di fiducia verso il mondo esterno.

Consigli per rassicurarlo nel distacco
Ecco alcuni suggerimenti per favorire un distacco sereno:
- Prendetevi del tempo per prepararlo alle novità e agli spostamenti. Nei giorni che precedono l’avvenimento raccontategli cosa sta per succedere utilizzando un tono di voce allegro e complice: “Si va al mare tutti insieme, che bello!”, “Sta arrivando lo zio, così potrete giocare insieme!”, “Stasera verranno a trovarci questi cari amici che vogliono stare un po’ con te!”. I bambini sono davvero sensibili al nostro tono di voce e al nostro entusiasmo.
- Fate in modo di essere voi ad accompagnarlo verso gli altri, evitate quindi il contrario e che siano gli altri a prenderlo in braccio quando ancora non è pronto. Ciò gli darà sicurezza e gli consentirà di poter controllare e gestire la situazione. Avrà bisogno del suo tempo per incuriosirsi, avvicinarsi e intraprendere relazioni con i grandi.
- Non negategli il contatto fisico (come l’essere preso in braccio) quando ve lo chiede, perché probabilmente si sta trovando in una situazione di angoscia che ancora non riesce a gestire. Rassicuratelo, sostenetelo e fategli presente che potrà sempre contare sul vostro appoggio: “Ora la mamma ti prende ma puoi stare tranquillo anche quando non sei in braccio, mamma e papà sono sempre con te”.
- Quando siete in un posto per lui nuovo prendetelo per mano e, camminando insieme, fategli fare un bel giro turistico, raccontandogli i luoghi e gli ambienti che incontrate: “Ecco la cucina dove in questi giorni ci prepareremo da mangiare, qui c’è il bagno…”.
- Portate con voi un oggetto al quale è legato: una foto, un giocattolo, un peluche, un oggetto di casa, ecc…
Accettare il rimprovero
Il secondo interrogativo si ricollega a quanto detto sopra. Il tuo bambino, attraverso la tua mimica o il tono della voce, potrebbe leggere la sgridata come un modo per allontanarlo da te (in effetti dopo il rimprovero si crea una piccola frattura necessaria per mostrare al bambino che non tutto gli è concesso, ed egli si trova a fare i conti con i propri sentimenti, rabbia e frustrazione o preoccupazione di avere deluso mamma e papà).
Le crisi di pianto che racconti potrebbero essere un modo per esprimere l’amarezza provata, la rabbia o la paura di potervi allontanare o essere allontanato. Queste modalità relazionali sono piuttosto comuni e da rileggere come momenti di passaggio verso una fiducia e un’apertura al mondo che solo voi genitori con le vostre qualità e risorse potete infondere nel bambino.