Buongiorno, innanzitutto complimenti per il vostro utilissimo sito, per le info e i suggerimenti che fornite di grande supporto e conforto per noi mamme e papà. Il mio bimbo ha 20 mesi e noto che non solo non ha alcun interesse per gli altri bambini, ma al momento ne sembra quasi infastidito: al parco giochi, ad esempio, se può evita i giochi in cui ci sono altri bimbi, continuando a giocare solo e irritandosi anche solo se viene scontrato. La cosa inizia un po' a preoccuparmi e vorrei capire come gestire al meglio questa delicata fase della socializzazione, se e come spingerlo verso gli altri bimbi. Aggiungo che quest'inverno ha trascorso alcuni mesi all'asilo nido (prima di ritirarlo definitivamente per problemi di salute) in maniera molto irregolare causa salute e con risultati pessimi sempre per lo stesso problema di socializzazione e "fastidio" per gli altri bimbi.
Le competenze sociali dei bambini si manifestano precocemente. Verso il 2°-3° mese di vita il bebè risponde spontaneamente al sorriso dell’adulto e intorno al 6° mese compaiono alcuni comportamenti sociali fra coetanei messi l’uno accanto all’altro (sguardi, vocalizzi, avvicinamenti, …). Il bambino di 20 mesi – ma più in generale intorno al 2° anno di vita – esprime un vivace interesse per tutto ciò che riguarda la sfera del movimento.
Tale propensione motoria è molto importante poiché favorisce lo sviluppo e la padronanza del gesto e del coordinamento fisico. Alcuni bambini iniziano presto a guardare e imitare ciò che fanno i compagni di gioco, altri invece non amano affatto le intrusioni, dal momento che sentono il bisogno di giocare per i fatti loro e di concentrarsi, in solitaria, sui giochi e sulle attività che catturano il loro interesse.

Non c’è nulla di catastrofico in questa modalità di gioco, per questo ti consigliamo di accogliere e assecondare il tipo di gioco scelto dal tuo bambino anche quando riguarda un’attività prettamente autonoma e appartata. Il tuo atteggiamento sosterrà in lui sentimenti di fiducia e di autostima.
Lo agevolerà quando vorrà rivolgere lo sguardo agli altri bambini. D’altra parte puoi fare in modo che abbia a disposizione un ambiente “fertile” alla socializzazione, privilegiando luoghi nei quali abbia la possibilità di entrare in contatto e avviare relazioni con i pari. Educare alla socialità significa sostenere un percorso che offra la possibilità di sperimentare spontaneamente l’altro.
Senza alcuna pressione da parte dell’adulto (quante volte sentiamo esortazioni di questo tipo: “Vai a giocare con gli altri bambini che non ti mangiano mica!”). Le competenze sociali si sviluppano gradualmente durante la prima infanzia (e nel corso della vita intera), sostenute dal grado di fiducia che il bambino sente nei confronti degli altri.
Gli adulti tendono spesso a intervenire e interferire eccessivamente durante il gioco dei bambini. Anche se muniti di buone intenzioni, spinti dal desiderio di incoraggiare e mediare le nascenti amicizie, in realtà altro non fanno che inibire questi primi contatti. È molto più interessante offrire ai piccoli un contesto in cui poter vivere a contatto con gli altri bambini, poi lasciarli liberi di sperimentare i “rudimenti” della socializzazione, intervenendo solo nei casi di reale pericolo o di situazioni che degenerano.
Come puoi gestire al meglio questa delicata fase della socializzazione? Accogli le propensioni del tuo bambino anche se non corrispondono a quello che avevi in mente. Quando siete al parco o in altri luoghi in cui può incontrare altri bambini lascialo giocare come desidera. Dagli tempo. Se lo osserverai attentamente noterai come a poco a poco inizierà ad approcciarsi agli altri.
Magari incontrerà un bambino della sua stessa indole e sarà piacevole giocare un po’ insieme. Non aver paura del “poi” (saprà relazionarsi? saprà socializzare? saprà giocare con gli altri?) poiché i bambini vanno pensati come individui in evoluzione.
Nel tragitto verso casa, durante la cena, prima di andare a letto o in altre situazioni che reputi opportune (ma differite rispetto l’esperienza vissuta), apri la strada al dialogo. Ad es.: “Ti sei divertito al parco? Hai notato quel bambino che… Hai fatto caso alla bambina quando…? Ti sarebbe piaciuto giocare con qualche bambino? Ho notato che eri infastidito quando… ma non devi preoccuparti…”. Questa conversazione è per lui un “prestito linguistico” che lo farà sentire accolto, amato e gli consentirà di provare quella fiducia che, come abbiamo detto, lo sosterrà nel rapporto con i coetanei.
Alcune storie in tema di amicizia per accompagnare i momenti di lettura ad alta voce: