Siamo alla soglia dei due anni. Ti scrivo soprattutto per chiederti altri consigli, in particolare per quanto riguarda la sua timidezza. Ricordi che, da quando è nato, è sempre stato un bambino timido, introverso e riservato, soprattutto con gli estranei? A un certo punto, qualche mese fa, sembrava sciogliersi un pochino, preparandolo ogni volta alle uscite che facevamo, sembrava prendere confidenza un po' più facilmente. Da qualche tempo a questa parte invece stiamo retrocedendo, ti racconto qualche episodio per farti capire: Quando andiamo a fare la spesa in paese dove ormai lo conoscono bene, si appiccica al mio collo non vuole scendere e se gli rivolgono la parola sembra quasi arrabbiarsi, si sente a disagio al punto di farsi venire i sudori, mentre prima scendeva, girava un po' per il negozio e si faceva dare la caramella accennando un sorriso. Stessa cosa quando andiamo al ristorante dei miei genitori, dove siamo sempre andati anche se non tutti i giorni perché abitiamo a 20 minuti di macchina, non vuole andare con nessuno e guai se gli rivolgono la parola, non vuole neanche togliersi il giubbotto! Ho notato che gioca solo con i suoi cuginetti, degli altri bambini sembra che abbia addirittura paura. Se si trova in casa sua ed entra qualche sconosciuto smette di fare quello che faceva e corre da me in braccio finché non se ne vanno. L'ho iscritto all'asilo per settembre, ma non oso immaginare cosa mi farà passare! Dammi dei consigli, a volte mi viene l'angoscia quando qualcuno gli si avvicina perché non so mai cosa fare, oltre che dire che è timido, etc.. Non voglio forzarlo perché sento proprio che non è a suo agio, ma vorrei aiutarlo a sciogliersi un po'. Confido nella vostra esperienza!
Il secondo anno di vita è una tappa peculiare nello sviluppo della personalità, caratterizzata da una certa ribellione alle richieste degli adulti. Il bambino inizia a prendere coscienza della propria individualità e dell’effetto che le sue azioni, o reazioni, hanno sull’altro. È il periodo dei “no”, dei capricci, dei rifiuti e delle sfide, durante il quale il bambino sperimenta il conflitto interiore tra desiderio di auto-affermazione e bisogno di protezione.
Hai notato che, per un certo periodo, tuo figlio si è dimostrato propenso a soddisfare le tue richieste poi improvvisamente c’è stato un nuovo rifiuto. E’ evidente che la sua soggettività è diventata più pressante. Quando sai che difficilmente otterrai una reazione diversa da quella che ha manifestato, non serve insistere: non faresti altro che rinforzare in lui un eventuale sentimento di inadeguatezza.
Il temperamento timido certamente influirà sul processo evolutivo ma non è detto che, nel corso della vita, questa caratteristica sarà per lui un ostacolo alla socialità. La sua indole condiziona la formazione della personalità e del carattere solo in combinazione ai fattori ambientali, all’esperienza vissuta e ai processi di imitazione-identificazione con l’altro. Per questo motivo è assolutamente importante evitare fin da subito di bollarlo come bambino timido.
È comprensibile il tuo disagio difronte all’inibizione sociale manifestata da tuo figlio. Anche se senti il bisogno di giustificare la sua reazione alle persone che incontrate, devi sforzarti a non dare peso a ciò che queste possono pensare. Le attese che abbiamo sul bambino ideale, immaginato, ci allontanano dal bambino reale; ma è proprio a questo bambino che dobbiamo guardare.
«La madre guarda il bambino che ha in braccio, il bambino guarda la madre in volto e vi si ritrova a patto che la madre guardi davvero quell’esserino indifeso nella sua unicità, e non osservi invece le proprie attese e paure, i progetti che imbastisce per il figlio, che proietta su di lui. In questo caso nel volto della madre il bambino non troverà se stesso, ma le esigenze della madre. Rimarrà allora senza specchio e per tutta la vita continuerà invano a cercarlo».
Donald Winnicott

Accogli la reazione del tuo bambino, qualunque essa sia, e rivolgi a lui la tua attenzione, poiché è lui che ha bisogno di essere rassicurato, non l’adulto. “Non ti va di salutare? Sai che non è una cosa bella ma posso capire che oggi proprio non vuoi”. In questo modo dai a tuo figlio le parole per descrivere la sua “esperienza interiore”. Lo stai aiutando a sentirsi compreso e riconosciuto come persona, ad acquisire fiducia in se stesso e a rinforzare la sua autostima. Scriveva Jasper Juul, noto psicoterapeuta:
«Il nostro senso di autostima viene alimentato da due esperienze: innanzitutto quando una persona per noi importante ci vede, e ci identifica per quello che siamo; e poi quando sentiamo di essere riconosciuti e apprezzati dagli altri per quello che siamo. Queste due percezioni, oltre alla possibilità di esprimersi con un proprio linguaggio personale, sono i requisiti preliminari per instaurare una vita proficua per noi e per gli altri».
Come incoraggiare le competenze sociali
1. Continua, come hai fatto finora, ossia preparalo prima delle visite e delle uscite, Raccontagli dove andrete, chi vedrete, cosa farete e anche cosa ti aspetti da lui:
“Mi piacerebbe molto che quando incontri i nonni li saluti e passi un po’ di tempo con loro, so che puoi farlo”.
2. Se lo porti in un posto che già conosce ricordagli ciò che era accaduto la volta precedente. Questo dialogo propedeutico limiterà l’ansia e l’eventuale disagio.
Se davanti alle altre persone continua a mostrarsi silenzioso o poco propenso alla socializzazione, non pressarlo. Mantieni un atteggiamento sereno e complimentati con lui quando noti un eventuale sforzo. Rinforza i momenti in cui prende l’iniziativa:
“Oh! Sono proprio contenta che hai provato a sorridere al nonno!”.
3. Usa sempre una comunicazione positiva. Evita ad esempio frasi come “Se non fai amicizia rimarrai solo”.
Le risposte che mette in atto quando non vuole interagire, come il pianto e lo stare in braccio, sono le strategie per sottrarsi dall’angoscia provocata da quella determinata situazione. Ha bisogno che tutti gli adulti intorno a lui siano pazienti e accoglienti e che, senza fargli pressione, attendano il tempo che gli è necessario per avvicinarsi. Le braccia della mamma sono un luogo sicuro, permettigli di starci quando ne sente il bisogno.
4. Per fargli sentire che ciò che prova, desidera e pensa è importante per voi, proponigli di prendere alcune piccole decisioni relative al quotidiano:
“Cosa ti piacerebbe mangiare a colazione?”
“Preferisci la maglietta blu o quella gialla?”
5. Il fatto che gioca volentieri con i cuginetti ci fa ben sperare che il tuo bambino è capace ed è felice di instaurare relazioni sociali. Sicuramente avrà legato anche con la nonna con la quale trascorre del tempo nei giorni in cui non sta con te. Confrontati con lei, chiedile cosa fa, come gioca. Ti sarà utile per capire come si comporta fuori casa. Questa prima esperienza di distacco faciliterà sicuramente l’inserimento all’asilo previsto per settembre.
É un bambino che si sente sicuro in un ambiente che conosce, al quale occorre un po’ di tempo prima di prendere confidenza. É cauto nell’entrare in relazione con l’altro e ha bisogno del genitore come “apripista”. Svilupperà sicuramente relazioni sociali, ma con i suoi tempi e modi. Se hai l’occasione invita qualche amichetto della sua età a casa vostra (massimo uno o due), questo lo aiuterà a prendere confidenza con gli altri sentendosi tranquillo, nel suo ambiente familiare.