Come capire quale sono le proposte di gioco più adeguate a sostenere la crescita di un bambino nei primi anni di vita? Ti racconto tutto in questo articolo dove, partendo dalla lettera di una mamma, analizzo le perplessità e i dubbi da lei riportati.
Lettera di una mamma
In questo momento faccio fatica a capire quali stimoli e attività proporre a mia figlia di 14 mesi. Cerco di prendere spunto dalla pedagogia montessoriana, che mi affascina moltissimo; perciò mi sono sempre sforzata di osservare con attenzione mia figlia per riuscire a “decifrare” i suoi interessi e le sue esigenze e proporle, di conseguenza, il gioco o l’attività più adatta. A sei mesi circa le ho proposto il Cestino dei Tesori che lei ha apprezzato per due o tre mesi. Da un po’ di tempo invece ho iniziato a metterle a disposizione il materiale per il Gioco euristico: tanti contenitori (pentolini, scatole, cestini, barattoli di latta..) e oggetti di varie forme e dimensioni (bigodini, mollette, sassi, anelli di legno ecc..). Ho letto il libro di Elinor Goldschmied* in cui l’autrice spiega che all’età di mia figlia i bambini hanno bisogno di sperimentare con materiali e oggetti poco strutturati per poter scoprire ed esercitarsi con tante abilità diverse molto importanti (aprire/chiudere; riempire/svuotare; infilare/sfilare ecc..), mentre sconsiglia di proporre giochi con un “finale chiuso” e con regole prestabilite, come i puzzle e gli incastri.
Ecco, mia figlia invece fa esattamente il contrario di quello che prevede la Goldschmied. Snobba completamente il Gioco euristico (i contenitori e gli oggetti sono sempre a sua disposizione), mentre si dirige sempre verso i puzzle di legno in cui deve incastrare una forma (gli animali della fattoria) nello spazio giusto. Alcune volte riesce a incastrare i pezzi più facili nello spazio corrispondente e quando ciò accade se ne esce con un “Ah!” di soddisfazione e sorride contenta. Quando non riesce tenta ancora alcune volte senza mai arrabbiarsi e senza nessuna frustrazione e quando capisce di non riuscire abbandona il gioco e passa ad altro. Ma ci prova diverse volte al giorno.
Per il resto mia figlia non ha molta concentrazione quando gioca, passa nel giro di mezzo minuto da un gioco all’altro, tanto che ho pensato di ridurre notevolmente la quantità di stimoli e di attività presenti nella stanza in cui gioca, nella speranza che inizi a concentrarsi sulla stessa cosa per più tempo. Ma d’altra parte lei cammina da ormai due mesi e non sta mai ferma, vuole guardare tutto quello che c’è intorno, si distrae facilmente perché ogni oggetto per lei è estremamente interessante. L’unica attività per la quale ha una concentrazione incredibile sono i libri, leggerebbe sempre!
Tutta questa premessa per sapere se faccio bene a continuare a seguire in questo modo gli interessi della mia bambina. Ho tolto completamente dalla sua stanza il materiale per il Gioco euristico sia perché tanto lei lo ignora, sia perché, in fondo in fondo, per me era un po’ frustrante vederlo stare lì inutilizzato. Io comunque non ho buttato via niente. Vorrei provare a riproporglielo. Magari andrà meglio. Ho sempre il timore di non capire quando si annoia o quando al contrario riceve troppi stimoli. Come faccio a sapere se i giochi che ha in casa sono adatti a lei e non la fanno annoiare? A volte mi chiedo “ma oggi cosa le faccio fare?”.
Tendo a lasciarla girovagare liberamente per casa e a farle fare tutto ciò che le viene in mente di fare, raramente prendo io l’iniziativa di farle fare un’attività specifica, sbaglio? Dovrei guidarla di più? Un’altra questione: mia figlia è quasi sempre tranquilla e serena, tranne quando arriva il momento di cambiare il pannolino o di svestirsi e vestirsi. In queste occasioni diventa una piccola belva ribelle che si dimena e divincola, piange, strilla come se la stessero scotennando, cerca di scappare.
Ci vogliono le mezz’ore per riuscire a vestirla per uscire di casa. Io cerco di coinvolgerla, di spiegarle cosa sta accadendo, di descriverle le azioni che faccio per spogliarla o vestirla, di chiedere la sua collaborazione. Ma niente, lei continua a odiare questa situazione e a ribellarsi con tutte le sue forze! É una fase normale a quest’età? Sono capricci? O effettivamente per lei è un momento di sofferenza e disagio? Come devo comportarmi per gestire nel modo migliore questi suoi comportamenti?

L’approccio del gioco euristico
Come avrai letto nel testo Persone da zero a tre anni il Gioco euristico è un approccio educativo, non una ricetta da seguire in maniera rigida e universale. L’esperienza ha mostrato come i bambini, tra uno e due anni, s’interessano a questa proposta ludica in maniera quasi istintiva, iniziando a giocare in autonomia, senza avere la necessità di ricevere indicazioni e suggerimenti da parte dell’adulto.
Questo perché il gioco è fondato sul sistema di apprendimento euristico, un metodo educativo che prevede che il bambino faccia esperienza della scoperta in modo autonomo e libero.
A ben pensarci, la tua bambina fa proprio la stessa cosa. Attratta dai puzzle di legno (probabilmente per i loro colori, la sensazione tattile, le immagini raffigurate, e via dicendo…) ha iniziato a scoprirli spontaneamente e, come una piccola scienziata all’opera, ha compiuto le sue prime deduzioni su concetti quali la forma e lo spazio (come del resto fanno i bambini impegnati con il materiale del Gioco euristico quando, ad esempio, infilano un oggetto dentro l’altro), riuscendo addirittura a mettere il pezzo giusto al posto giusto e provando soddisfazione di questo.
Con molta serenità, lasciala giocare con i puzzle ogni volta che vuole e finché lo vorrà, poiché il gioco le interessa talmente tanto da essere in grado di catturare la sua attenzione. Lo stesso coinvolgimento si manifesta quando è occupata nella lettura dei primi libri? Ben venga!

Quali sono i giochi adatti al bambino
Dalla descrizione posso intuire che la tua bambina è competente nell’attenzione e nella concentrazione ed è in grado di scegliere e selezionare le attività che più le piacciono. Il suo girovagare è un modo per cercare nell’ambiente qualcosa di davvero interessante (per lei).
I tuoi dubbi sono del tutto normali. Ovunque, blog compreso, possiamo trovare proposte di attività adatte ai bambini. Questo non deve farci cadere nell’inganno che esista un adulto sempre pronto e disposto a organizzare le migliori attività di gioco che un bambino possa ricevere. Non ci riuscirebbe nemmeno il più grande esperto d’infanzia. Le attività che possiamo pensare per i bambini hanno sì l’obiettivo di fargli vivere delle esperienze in grado di stimolare le loro attitudini motorie e cognitive, ma non potranno che occupare una minima parte del loro tempo. Per il resto i bambini giocheranno anche da soli, con pochi oggetti le loro idee o, semplicemente, con l’immaginazione.

Non sottovalutiamo il fatto che i bambini amano passare gran parte del tempo intorno a noi: osservano ciò che facciamo, cercano di imitarci, vogliono usare gli strumenti dei grandi. Questo è il momento di coinvolgere in sicurezza. Cito, per finire, un altro aspetto importante nella gestione dei piccoli, ovvero Il diritto all’ozio, che è il primo dei diritti naturali dei bambini e delle bambini redatti da Gianfranco Zavalloni. É il diritto di vivere momenti non programmato dagli adulti.

Il Gioco Euristico in pratica
Tornando al Gioco euristico con gli oggetti, ecco alcuni piccoli accorgimenti indicati dalla stessa autrice, e derivati dall’esperienza diretta con i bambini, che potrebbero fare la differenza. Diversamente da altri giochi, non lasciare il materiale euristico sempre a disposizione. É un’attività che prevede un buon quantitativo di oggetti e contenitori diversi, dunque è preferibile dedicare al gioco un tempo e uno spazio definiti. In tal modo il bambino/a potrà vivere l’esperienza senza troppe distrazioni.
Prova a organizzare il gioco sopra ad un tappeto, disponi i diversi oggetti in piccoli mucchietti e riponi gli altri giochi in ripiani più alti o dentro gli scaffali. Alla fine del gioco chiedi alla bambina di partecipare al riordino che farete insieme, rimettendo i vari oggetti nei loro sacchetti o contenitori.
Partendo dall’interesse dimostrato dalla bimba, prova ad utilizzare i tasselli dei puzzle come materiale euristico: prepara un piccolo mucchietto di questi e metti vicino alcuni barattoli o altri contenitori.
Non insistere nell’invitarla o spronarla a giocare. Preoccupati dell’ambiente poi siediti in un angolo ed aspetta che sia lei ad avvicinarsi. Se non lo farà, poco importa.

Ribellione al cambio e alla vestizione
Sulla domanda relativa al cambio e la vestizione. Ribellarsi al cambio e alla vestizione è tipico molti bambini, probabilmente perché, potendo controllare meglio il loro corpo, l’essere maneggiati da loro la sensazione di essere un po’ imprigionati.
Ora che è in grado di stare in piedi, hai provato a cambiarle il pannolino mettendola in piedi e non più sdraiata sul fasciatoio? Siediti su uno sgabello o direttamente sul pavimento e chiedile di collaborare (“allarga un po’ le gambe”, ” tieni sollevata la maglietta”, “alza il piede, ora l’altro”). É un metodo davvero funzionale, un po’ complicato all’inizio, ma vedrai che appena avrete preso la mano sarà comodo per entrambe (soprattutto fuori casa). Da un punto di vista educativo la tua bambina sarà maggiormente partecipe, potrà osservare attivamente cosa succede e compiere grandi passi verso l’autonomia.
Per la vestizione invece ci vuole solo un po’ di pazienza. Fai in modo di non prepararla all’ultimo minuto quando sei di fretta, prenditi il tempo che ci vuole per riuscire a mantenere la calma. Man mano che cresce, chiedile se vuole partecipare nella scelta dei vestiti da mettere. Concentrati sulle occasioni nelle quali si è vestita con facilità anziché su quelle in cui ha reagito male, perché sarà solo un periodo. e… passerà presto! Per ricollegarci alle attività di gioco che possono interessarle: mettile a disposizione borse, cappelli, collane, bracciali, scarpe, foulard, occhiali dismessi, ecc… Si tratta del gioco dei travestimenti attraverso il quale i bambini provano a vestire i panni degli adulti e sviluppano l’equilibrio e la conoscenza del proprio schema corporeo.
NOTE:
* Persone da 0 a 3 anni. Crescere e lavorare nell'ambiente nido, E. Goldschmied, S. Jackson, ed. Junior, 2002.