Buongiorno, Grazie infinite, nella risposta ho trovato molti stimoli interessanti! Istintivamente sono a disposizione del mio bambino per tutto quel che necessita. Anche se le pressioni esterne, come ha già risposto lei, caldeggiano per un'autonomia precoce e mandano pure in confusione. Quando si consolida il ritmo circadiano? E soprattutto quando il bambino prende consapevolezza del giorno e della notte? In quale fase dello sviluppo un bimbo si addormenta nel suo lettino? Il mio bambino adesso, a tre mesi, dorme nel lettino. Si rende conto di star dormendo da solo oppure no, dal momento che si addormenta in braccio? In queste notti si sveglia spesso (fino a 4-5 volte in un'ora) perché perde il ciuccio e lo rivuole. Ha la consapevolezza che sono io a ridarglielo? Cosa posso fare per evitare questi risvegli? Mi sembra che disturbino il suo sonno.
Durante il primo anno il bambino compie importanti cambiamenti: impara gradualmente a muoversi, spostarsi, socializzare, mangiare e ad adattarsi al suo ambiente. Riguardo al riposo il bambino appena nato ha bisogno di concedersi brevi e frequenti sonnellini. Successivamente, con il maggiore interesse verso l’ambiente, le persone, gli oggetti e le proprie competenze motorie; il tempo dedicato alla veglia aumenterà e andranno invece a ridursi i momenti di nanna. Il bambino vorrà interagire con ciò che lo circonda.
Intorno al 3°-4° mese si manifestano i primi comportamenti sociali. Il bambino sorride in risposta all’interazione con l’adulto e iniziano i giochi di interscambio con la persona che si prende cura di lui. Questo ci fa capire che sta cominciando a differenziare il proprio sé dall’altro, mentre in un primo momento era in totale fusione con l’oggetto esterno.
In questo periodo il piccolo intraprende alcuni esercizi ripetitivi relativi al coordinamento del proprio corpo (occhio-mano, prensione, suzione, mano-bocca, emissione di vocalizzi, ecc…). La ripetizione di questi comportamenti gli danno un enorme senso di soddisfazione e piacevolezza. In un secondo momento (all’incirca tra il 4°-5° mese) questi esercizi diverranno sempre più intenzionali e rivolti non più soltanto al proprio corpo ma anche all’ambiente e agli oggetti che trova intorno a sé e che catturano la sua curiosità. Il bambino comprende che esiste una relazione tra il suo comportamento e l’effetto provocato.

Durante il primo anno, i sonnellini diurni si riducono generalmente a due: mattutino e pomeridiano. Questo non andrebbe considerato rigidamente perché, se da un lato è importante inserire alcune routine nel percorso del bambino – accompagnandolo a riconoscere il momento della nanna attraverso la ripetitività quotidiana di particolari gesti e abitudini – dall’altro non bisognerebbe mai sottovalutare i suoi reali bisogni.
Talvolta, infatti, potrebbe essere particolarmente stanco e aver quindi bisogno di dormire di più, in un’altra circostanza, invece, potrebbe non riuscire proprio ad addormentarsi e insistere eccessivamente rappresenterebbe solo un grande stress per entrambi. Le eccezioni possono riguardare anche eventuali situazioni di malessere fisico, oppure particolari momenti di scatti di crescita durante i quali potrebbe aver una necessità maggiore di riposarsi.
In genere, verso il compimento del primo anno d’età il riposo diurno si riduce al solo riposo pomeridiano, il quale resta fino al terzo/quarto anno circa. Spesso l’ingresso alla scuola per l’infanzia segna il termine della nanna del pomeriggio poiché in alcune strutture non è previsto tale momento, oppure esiste solamente quale passaggio iniziale.
Questo per dire che sull’argomento vi sono visioni e motivazioni differenti, ma in genere dopo il terzo anno il bambino può fare a meno del riposo diurno, o può comunque ridurne il tempo ad esso dedicato. Ciò gli consentirà di addormentarsi più facilmente la sera e di dormire profondamente e in maniera continuativa durante la notte, adattandosi al ritmo circadiano. Ad ogni modo la nanna non deve comunque essere inferiore a 10-12 ore al giorno. Le fasi dello sviluppo riguardano il raggiungimento di determinate competenze cognitive e motorie previste dalla linea evolutiva della specie di appartenenza.

Far dormire i piccoli nel lettino è, invece, un’usanza relativa alle pratiche di allevamento dei bambini, appartenente alla nostra cultura. Dunque non esiste un’età in cui il bambino “diventa capace” di addormentarsi nel lettino poiché non si tratta di un fattore biologico. Esistono invece alcuni metodi per abituarlo a dormire autonomamente nella sua culla. Dormire da solo o nel lettone di mamma e papà (il cosiddetto co-sleeping) è una scelta che deve essere presa all’interno della famiglia in base alle opinioni dei genitori sull’educazione e la crescita dei propri figli.

In ogni caso, durante l’infanzia, qualunque passaggio, cambiamento e distacco, deve essere proposto al bambino in maniera graduale, non forzata, in modo che possa trovarsi nella condizione di accettarlo serenamente e con naturalezza. Ad esempio, un bambino di due anni che ormai è in grado di addormentarsi da solo nel suo lettino e nella sua cameretta potrebbe svegliarsi a metà notte per raggiungere il lettone di mamma e papà alla ricerca di coccole e conforto. Se questo suo bisogno non gli verrà negato, probabilmente la rassicurazione lo porterà molto presto ad affrontare l’intera notte nel suo letto.
Un eventuale oggetto transizionale scelto dal bambino (un ciuccio, un peluche, un lenzuolo, un angolo della copertina, un’etichetta, il pollice, ecc…) lo conforterà nella fase di addormentamento, agevolando il passaggio dalla veglia al sonno, anche in assenza della mamma. Le risposte attente di una mamma sono ciò che è sufficiente al bambino per non vivere stati di angoscia profonda che non è in grado di organizzare (ad esempio, eviterà di lasciarlo piangere per ore prima di intervenire o non intervenire per niente) ma anche per non anticipare un suo eventuale bisogno, facendo in modo che il piccolo possa provare a mettere in atto alcune soluzioni per consolarsi (ad esempio, se emette un gemito, un breve lamento, l’adulto attende un istante prima di intervenire). Questo sarà il suo percorso di crescita verso una graduale e serena autonomia.
Non preoccuparti per i continui risvegli, il sonno dei bambini in quest’epoca è caratterizzato soprattutto da momenti di sonno leggero, superiori a quelli di sonno profondo. Con un po’ di pazienza e aiutandolo a ritrovare il sonno perduto, vedrai che questa fase diventerà presto soltanto un ricordo. Verifica sempre che i suoi risvegli non dipendano invece dalla necessità di essere attaccato al seno perché ha fame.
Quando perde il ciuccio è probabile che si trovi in uno stato di angoscia e questo provoca il suo risveglio. Avrà ancora bisogno che sia un adulto a rimetterglielo, finché non sarà in grado di farlo da solo (attraverso l’acquisizione delle competenze motorie delle quali abbiamo parlato all’inizio).