Fermi tutti, abbiamo tra le mani un libro davvero fuori da ogni schema. Una sorta di diario – semi guidato – nel quale i bambini possono raccogliere, collezionare, conservare ma anche pensare, creare, inventare, disegnare e pure appiccicare, riempire, e… succederà, eccome se succederà… rovinar… ehm… personalizzare! Questo particolarissimo albo è lo spazio dove trovano rifugio le piccole cose, cioè tutti quei materiali di cui tanto sono ghiotte le tasche dei bambini.
“Il grande libro delle piccole cose” è, appunto, un grande libro, realizzato nel 1988 da un grande artista, Keith Haring, per Nina, la figlia allora settenne del pittore italiano Francesco Clemente. Non passa molto tempo e, il progetto-gioco del maestro dell’arte stilizzata, viene stampato per raggiungere le laboriose mani dei bambini di tutto il mondo.

Le parole, i suggerimenti, i disegni e l’ironia di Keith Haring conducono il bambino a creare, pagina dopo pagina, un personale museo delle cianfrusaglie con ciò che più ama raccogliere. Piccoli tesori come quelli che, al tempo, ispirarono il materiale didattico delle sorelle Agazzi.
Un grande diario che è un’opera d’arte incompleta, una raccolta di pagine lasciate volutamente a metà in attesa del contributo del bambino, o della bambina. Un percorso che suggerisce momenti di creatività, di manualità, di riflessione, di dialogo e di gioco. Un progetto sorprendentemente in linea con i desideri e le scoperte tipiche dell’infanzia. Come suggerisce lo stesso Haring, questo libro non dev’essere riempito troppo fretta: bisogna metterci solo le cose davvero speciali. Il bambino è dunque invitato a pensare, scegliere e selezionare tra le tante cose che vorrebbe mettere. Non è adatto per raccogliere le “cose grandi”. Per queste, spiega l’autore, bisognerà procurarsi una scatola.

Sono tante e tutte diverse le pagine (da completare non per forza progressivamente) di questo albo interattivo e pieno di sorprese. Un dono prezioso per immergersi, attraverso gli occhi divertiti dei bambini, nell’arte giocosa di un artista che ci ha purtroppo prematuramente lasciati.
Guidato dalla lettura ad alta voce, il percorso può iniziare già dal terzo anno di età, privilegiando le pagine che prevedono attività come:
– incollare foglie, fiori e quadrifogli;
– attaccare piccole foto e disegni;
– proseguire il “pasticcio” disegnato da Haring;
– attaccare adesivi;
– incollare piccole cose all’interno di un cerchio;
– incollare piccole cose trovate in giro;
– disegnare fiocchi di neve;
– mettere cose rosa sul colore verde e cose verdi su quello rosa;
– attaccare ritagli di riviste;
– disegnare le piccole cose ascoltate;
– disegnare le piccole cose che viv2ono nell’oceano.
“Il grande libro delle piccole cose è anche un libro didattico dal quale trarre spunto per attività e progetti educativi. Se siete genitori in cerca di un regalo da fare alle/gli insegnanti o alle/gli educatrici dei vostri bambini, ecco, questo potrebbe fare proprio al caso vostro.


«Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare. (…) Eppure la gente quando si trova di fronte a certe espressioni di semplicità o di essenzialità dice inevitabilmente questo lo so fare anch’io, intendendo di non dare valore alle cose semplici perché a quel punto diventano quasi ovvie. In realtà quando la gente dice quella frase intende dire che lo può rifare, altrimenti lo avrebbe già fatto prima. La semplificazione è il segno dell’intelligenza, un antico detto cinese dice: quello che non si può dire in poche parole non si può dirlo neanche in molte.»
Bruno Munari