In questo articolo vado alla scoperta di un libro a dir poco paradossale. Wouter van Reek riprende il lavoro del grande Escher e, in un attimo, anche i piccoli lettori entrano in questo mondo senza fine. Inizia un viaggio dentro ai disegni di Escher.
Una passeggiata nel mondo paradossale di Maurits Cornelis Escher con i personaggi di Wouter van Reek
Tra gli albi illustrati che raccontano l’arte ai bambini ce n’è uno dedicato alle opere del geniale artista olandese delle realtà impossibili, Maurits Cornelis Escher (1898-1972). Si tratta di un libro del 2019, scritto e illustrato da Wouter van Reek, autore anch’esso olandese, e pubblicato in Italia da Arka Edizioni nel mese di febbraio 2021. L’albo è vincitore del Zilveren penseel 2020 (Pennello d’argento 2020).
Relativamente al genere “l’arte raccontata ai bambini e ai ragazzi” il lavoro di van Reek, premiato scrittore e animatore grafico, è davvero degno di nota. I protagonisti di questo suo racconto “escheriano” sono Zenit e Nadir, una fanciulla e un giovanotto in perpetua corsa. I due rappresentano l’espediente narrativo scelto dall’autore per introdurre e descrivere i complessi lavori di Escher ai giovani lettori. Incredibilmente, i due ragazzi finiscono dentro ai quadri più celebri del visionario artista, sperimentando sulla loro pelle le svariate dimensioni che van Reek ritrascrive e riproduce nel citare l’originale.
“Che cosa è che dà cosa per entrare in cosa?????”
“Non è difficile, interviene Nadir. “Dobbiamo solo cercare una spirale… riemansiva… recursi…dimensi… logarit… Che cosa ha detto esattamente?”
Le tavole di van Reek rivelano, infatti, un’appassionata e attenta riproduzione (cromatica, grafica, simbolica) delle opere dell’incisore e grafico olandese. All’inizio del racconto, i due ragazzi dal volto d’uccello (tratto somatico ricorrente nei personaggi dell’autore) si ritrovano davanti a una parete con decorazioni cubiche. Questa prima illusione visiva darà il via al loro viaggio fantastico nel mondo di Escher. La sensazione immediata è che vi siano, contenute nel libro, un sacco di immagini insolite. Tornando alla scena iniziale, ecco il primo inganno. La percezione della bidimensionalità del muro diventa, non appena muta lo sguardo, tridimensionale. Così Zenit, l’impavida ragazza, corre ad arrampicarsi sopra a quei cubi che, se prima sembravano piatti, ora invece sporgono proprio dall’apparente piano.

Mamma ce lo leggi?
Mentre mi addentro ad approfondire la biografia di Escher per completare la presentazione dell’albo di questo articolo, irrompono Fabio e Claudio, curiosi al pari di Zenit e di Nadir. – “Mamma ci leggi questo libro”, mi chiedono prendendolo e portandolo nella loro camera. Li seguo. Faccio loro una breve introduzione: – “Bambini, questo è un racconto particolare, troverete immagini straordinariamente paradossali, dovete fare molta attenzione”. – “Cosa significa paradossali?“, domanda Claudio. – “Paradossali nel senso di assurdo, qualcosa che non vi aspettavate. Una realtà che, in realtà, è irreale”.
Dunque inizio a raccontargli che un autore olandese ha costruito una storia sulle opere di un altro autore olandese vissuto tempo prima di lui (e di noi). – “E S K E R“, pronuncia Claudio. – “No, si legge escer, con la c dolce“, – “Ah, capito!“. – “Mamma ma che strane bocche lunghe.”, dice stupito Fabio indicando Zenit e Nadir. – “Eh sì, è la rappresentazione artistica data dall’autore. Il valore aggiunto di un’opera. A metà del racconto troveremo lo stesso Escher ritratto in maniera similare al reale ma con lo stile che caratterizza i personaggi di van Reek“, – “È questo qui Escher?”, dicono i bambini indicando, sul libro, il signore in bianco e nero intento a disegnare.

Incredibilmente la lettura li affascina. Temevo fosse troppo complessa, ma le immagini compiono invece l’incantesimo, intrappolando la loro attenzione fino all’ultima pagina del libro. – “Ma che significa?! Qui salgono le scale ma non vanno da nessuna parte!“, esclama Claudio stupito e fermo ad osservare il percorso di quei tanti gradini che riempiono la tavola. – “Avete visto qui? Sono caduti eppure, in realtà… volano!“. – “Oh, mamma!“.
“Ehi! É divertente! Cadere in questo modo non fa paura.” dice Nadir.
“Infatti, noi non stiamo precipitando al suolo”, dice Zenit.
Se non impattiamo sulla Terra, cadere è volare.”
Un viaggio nella biografia di Escher
Si addormentano. Torno davanti al computer e cerco di riassumere 10 fatti della vita di Escher che avevo raccolto mentre mi stavo documentando per la recensione. Li annoto.
“Nelle mie opere cerco di rendere testimonianza del fatto che viviamo in un mondo bello e ordinato e non in un caos senza regole come a volte può sembrare”. (M. C. Escher)

- L’incisore e grafico Maurits Cornelis Escher nacque a Leeuwarden (Paesi Bassi) nel 1898 ed era figlio di un ingegnere idraulico.
- Soprannominato “Mauk” dai familiari, si appassionò presto al disegno, mostrando fin dagli esordi un grande talento. Per il resto, invece, non ebbe una carriera scolastica particolarmente brillante.
- Dopo il diploma fece un viaggio in Italia. S’innamorò a tal punto dei paesaggi del Bel Paese che vi rimase a vivere con la moglie, la svizzera Jetta Umiker, tra il 1923 e il 1935 (proprio nel nostro paese nacquero i primi figli George e Arthur).
- In Italia, la sua arte fu particolarmente prolifera: realizzò numerose incisioni e disegni dei paesaggi della penisola, li considerava più interessanti dei monotoni paesaggi olandesi.
- Nel 1918 s’iscrisse alla facoltà di architettura per volontà del padre. Poi, seguendo i suoi desideri, abbandonò presto quegli studi per frequentare i corsi di disegno di S. Jesserun de Mesquita.
- In Spagna, nel 1922, studiando i palazzi dell’Alhambra e le decorazioni arabe, scoprì la tecnica dei “disegni periodici”, ovvero il riempimento di superfici mediante la ripetizione di forme o figure, sottoposte a trasformazioni isometriche, quali la rotazione, la riflessione, la traslazione.
- Vinse, nel 1934, il terzo premio alla Mostra di stampe contemporanee presso l’Art institute di Chicago, con la stampa Noza.
- A causa del clima politico che andava a inasprirsi dopo l’ascesa del fascismo, Escher e famiglia si trasferirono in Svizzera. Questa nuova fase della sua vita segnò un cambiamento del suo percorso artistico. Abbandonò così la rappresentazione dell’esterno, quella dedicata ai paesaggi e alla realtà evidente, per dedicarsi alla raffigurazione delle visioni interiori. I suoi lavori denotano richiami alla matematica, alla geometria, alla fisica, alla psicologia, alla poesia e alla fantascienza.
- Effetti ottici, paradossi matematici e prospettive impossibili caratterizzarono le opere realizzate in questo periodo e il suo modo unico e geniale di rappresentare lo spazio, le forme, la natura e l’infinito.
- La grande innovazione di Escher è data dall’aver reso possibile, attraverso le sue opere, il dialogo tra arte e scienza. Fu amico di numerosi matematici tra i quali Bruno Ernst, che scrisse “Lo specchio magico di M.C. Escher”, e Lionel e Roger Penrose, le cui teorie ispirarono l’opera “Salita e discesa” (1960).
“SOLO COLORO CHE TENTANO L’ASSURDO RAGGIUNGERANNO L’IMPOSSIBILE.” (M. C. ESCHER)
Oltre alle intriganti connessioni con le scienze, dalle opere di Escher si può ricavare un messaggio ancora più profondo e filosofico, trasmesso dall’artista attraverso la capacità di immaginare realtà che superano l’immaginario. “‘Ma come fai a trovare qualcosa che non conosci?’ chiede Nadir. ‘Forse quel qualcosa non esiste neppure e noi non lo sappiamo.’ Poi, improvvisamente, si zittisce.” Queste battute, tratte da un dialogo del racconto di van Reek, mi hanno indotto a una nuova riflessione. Sono andata quindi a rivedere i disegni impossibili di Escher, riflettendo sul fatto che l’autore abbia stravolto il suo lavoro artistico durante quello che possiamo considerare come uno dei periodi più difficili della storia del secolo scorso. Una visione, la sua, capace di immaginare un oggetto da più punti di vista contemporaneamente e di riprodurre poi, tutti quegli sguardi, su un unico disegno. Un esercizio, a mio avviso, che dovremmo provare a fare quando ci troviamo a riflettere criticamente sulla nostra realtà, vita e società. Quando ci sentiamo stringere nella pressante richiesta di doverci adattare a regole che non condividiamo. Escher ci ha lasciato quindi una grande opportunità, quella di percepire l’esistenza quale una moltitudine di realtà possibili… infinite, proprio come le sue linee.
“Sulla mano del disegnatore c’è una sfera riflettente. In questo specchio egli vede un’immagine molto più completa dell’ambiente circostante, di quella che avrebbe attraverso una visione diretta. Lo spazio totale che lo circonda – le quattro pareti, il pavimento e il soffitto della sua camera – viene infatti rappresentato, anche se distorto e compresso, in questo piccolo disco. La sua testa, o più precisamente, il punto fra i suoi occhi, si trova nel centro. In qualsiasi direzione si giri, egli rimane il punto centrale. L’ego è invariabilmente il centro del suo mondo.“ (M. C. E.)
Approfondimenti: - Prentenboeken - "Maurits Cornelis Escher: breve biografia e opere principali in due minuti", Due minuti d'arte - Biografia di M. C. Escher. Settemuse - "Escher: perché la sua arte ha dei legami con la matematica", di Sergio Gaddi - 12 Novembre 2018 - "Escher. Il linguaggio di un artista al confine tra arte e matematica", Tiziano De Carlo, Vladimiro Valerio, Disegnare con - UniBo