Ogni volta che viene pubblicato un albo illustrato rivolto alla scoperta dei grandi protagonisti dell’arte, ahimè, è per me una gran fatica non trovargli uno spazio qui sul blog, anche nei momenti in cui mi trovo con mille cassetti aperti (sono davvero pessima a chiudere cassetti!). Dietro questo genere di racconti c’è spesso un grosso lavoro editoriale e il notevole impegno di autori e illustratori che si dedicano alla ricerca e alla rappresentazione artistica degli argomenti. Per questo, sono libri che meritano di essere scoperti e diffusi tra le letture che accompagnano i bambini e i ragazzi. Nell’articolo di oggi andremo alla scoperta dell’eccentrica arte di Salvador Dalì, raccontata da Chiara Lossani insieme alle tavole di Michael Bardeggia nell’albo Salvador Dalì. La spiaggia azzurra. Un racconto che conduce i giovani lettori a conoscere questo grande artista contemporaneo, qui narrato attraverso l’articolato simbolismo delle sue opere.

Alla riscoperta di Salvador Dalì
Sono da sempre una grande fan dell’arte di Salvador Dalì. È affascinante il suo modo di voler apparire stravagante e sopra le righe, la sua natura complessa e il talento poliedrico. Qualche anno fa ho provato l’esperienza di sedermi sul Divano Bocca, quello ispirato al volto dell’attrice Mae West, durante una mostra dedicata all’artista catalano allestita a Milano. Beh, sarà stata soltanto una fedele riproduzione dell’originale ma poco conta. Dalì, il pittore folle ma non pazzo, ha diffuso i suoi talenti in diversi ambiti, tra cui pittura, scultura, cinema, scrittura, fotografia e, appunto, design. Difficile raccontare un’arte così variegata nelle poche pagine di un libro per bambini, eppure…
L’albo in questione è Salvador Dalì. La spiaggia azzurra e ripropone un nuovo viaggio nell’opera dell’artista dai lunghi baffi neri. Il libro contiene illustrazioni ricche di dettagli che, in alcuni punti, si aprono in quattro facciate, offrendo una visione panoramica. In queste pagine, gli autori realizzano un percorso che parte da un punto di vista piuttosto originale, la voce narrante è data infatti a un personaggio a dir poco inatteso. Ma per ora non mi pronuncio oltre poiché ho rivolto alcune domande a Chiara Lossani, autrice del testo, e a Michael Bardeggia, illustratore, invitati a rispondere a questa intervista doppia.

Due parole sugli autori
Prima di iniziare, vi racconto qualcosa in più sugli autori di Salvador Dalì. La spiaggia azzurra. Chiara Lossani è un’affermata scrittrice, traduttrice e direttrice di strutture bibliotecarie. Già presente tra le recensioni di vitazerotre con i racconti “Abar e Babir. Il viaggio dei desideri” e “FRIDA KAHLO nella sua Casa Azul”. In diversi albi si è occupata di storie che ripercorrono la vita di personaggi dell’arte, della storia, della letteratura e della leggenda. Due recenti rivisitazioni, “Il meraviglioso mago di Oz” e “Dante, il mi’ babbo” sono interpretate insieme alle immagini realizzate da Michael Bardeggia che con l’albo dedicato a Dalì giunge alla sua terza pubblicazione. Bardeggia ha ricevuto importanti riconoscimenti come la selezione alla Mostra degli illustratori di Bologna del 2020 delle tavole de “Il meraviglioso mago di Oz”, il primo premio all’Inchiostro Festival di Alessandria con l’incisione ad acquaforte su rame dal titolo “Illustra scarpe” (2018) e la nomina tra le venti eccellenze italiane degli illustratori per ragazzi, iniziativa presentata nell’ambito dell’edizione 2021 di Bologna Children’s Book Fair.
Due parole con gli autori, l’intervista
Cari Chiara e Michael, innanzitutto grazie per la disponibilità e per aver dato spazio a uno degli artisti più amati del XX secolo. Dopo il mago di Oz e Dante, come è ricaduta la scelta su Salvador Dalì?
CHIARA – In realtà, quando l’editore Arka mi ha proposto di scrivere una storia su Dalì sono restata assai perplessa. Pur amando moltissimo la cultura spagnola (sono laureata in lingua e letteratura spagnola) e avendo frequentato Barcelona e la sua costa, non avevo mai approfondito Dalì. E così, quando mi sono immersa nella sua storia e nelle sue opere è stata tutta una scoperta, che mi ha affascinato e conquistato da subito. Anche se Dalì presentava molti lati oscuri, nel carattere (certe perversioni, la dipendenza dalla moglie Gala, le tristi vicende dell’infanzia…) e nei comportamenti (Breton lo chiamava AVIDA DOLLARS, per l’attaccamento al denaro dopo l’esperienza negli USA, e non dimentichiamo il suo asservimento al regime franchista), la sua pittura mi è apparsa straordinaria. La sua capacità di raccontare l’inenarrabile, il sogno, la fantasia, la realtà molteplice e le sue apparenze, mi ha affascinato. E poi nei filmati delle interviste – che potete trovare in rete – la sua intelligente stravaganza mi è sembrata geniale.
E così ho accettato di raccontarlo ai bambini e alle bambine, anche se non è stato semplice trovare il modo… che però lui stesso mi ha suggerito.
MICHAEL – La casa editrice Arka ha pensato di lavorare su un pittore, mi sono stati proposti tre nomi di artisti e la mia scelta è ricaduta in maniera molto naturale su Salvador Dalì. Diversi sono gli aspetti che mi legano a questo straordinario personaggio. Come illustratore anche nella mia ricerca quotidiana e artistica è presente una forte impronta legata al surrealismo, al metodo paranoico-critico di Salvador Dalì nella quale forme ed elementi prendono forma da un sogno. Un sogno che solitamente avviene ad occhi aperti dove creo il mio immaginario e al quale do poi forma nelle mie illustrazioni. Ci lega un forte senso di ricerca costante e continua che si esplicita in maniera chiara nel senso che diamo agli elementi presenti nelle illustrazioni e immagini.

Nella scena iniziale troviamo un gruppo di animali in combutta, un incipit tipico di molte favole classiche. Discutono contro le opere di Dalì poiché non hanno apprezzato come l’artista li abbia rappresentati e, per questo, vogliono addirittura essere cancellati dai suoi quadri! A proteggere le gesta dell’artista c’è un personaggio decisamente inaspettato, il suo “amico eterno”. Come avete individuato questo particolare setting narrativo e il personaggio mentore?
CHIARA – Come dicevo, Dalì stesso mi ha dato l’idea. Ci sono molte fotografie che lo ritraggono con Babou (che ho trasformato nel Babù della storia): il suo ocelot. Lo portava dappertutto, lo teneva in casa sul divano, era il suo compagno sempre. Noi abbiamo cani e gatti a farci compagnia, Dalì teneva con sè un piccolo gattopardo, e a volte anche un formichiere. Ovvio, no? Nei ristoranti i clienti si spaventavano, ma lui diceva: “Tranquilli, è solo un gatto a cui ho dipinto le macchie!”
Dunque, ho pensato che solo Babou poteva conoscerlo e amarlo e raccontarlo ai bambini, insieme agli altri animali presenti nei suoi quadri, che sono davvero tanti e compiono le più incredibili stranezze. Elefanti con le gambe sottili come stuzzicadenti, giraffe in fiamme, tigri che nascono dalla bocca di pesci, cani che assumono forme diverse a seconda di come li si guarda: sono gli animali della fantasia e del sogno, della realtà che si trasforma sotto i nostri occhi.
É questo che Dalì dipinse e che io racconto ai bambini: le molteplici facce della realtà e dello sguardo umano, la naturale espressione della fantasia che dà senso e spessore e colore alla nostra vita. E che i bambini e le bambine conoscono bene, perché ne sono immersi. Sono sicura che ameranno questo libro e questo grande pittore, perché racconta ciò che loro vivono con spontaneità continuamente. E poi Babù è un simpatico: stravagante nell’aspetto (con i baffi a otto, come il suo amico eterno Salvador) e nel parlare: allunga e grida le vocali, proprio come faceva Dalì in pubblico. E quindi il racconto è godibile anche nella lettura ad alta voce, in cui bambini e adulti si potranno cimentare inventando toni di voce ed espressioni. Ma Babù è anche un saggio che sa attirarci verso una pittura straordinaria, come era del resto il suo amico Salvador che nascondeva, dietro l’apparente follia, una cultura e una sensibilità profonde.
Nelle tavole illustrate Dalì non appare come uomo, quindi nell’immagine in cui tutti lo riconosciamo, ma è raffigurato come bambino. Quali sono le motivazioni dietro a questa scelta?
MICHAEL – Due sono i personaggi principali presenti all’interno dell’albo: uno rappresentato da un ocelot, Babù, l’altro da un bambino che non ha volutamente un nome né viene citato. Entrambi questi personaggi non solo altro che il dritto e il rovescio della stessa medaglia, Salvador Dalì, una sorta di ossimoro, un gioco degli opposti. L’ocelot rappresenta l’artista nella sua corporeità e fisicità, il bambino lo raffigura come anima, quell’anima pura, che nasconde una profonda fragilità che ha accompagnato Dalì dalla morte prematura della sua mamma che ha ricercato e trovato poi in Gala, la sua amata moglie. In quel bambino è celato quell’occhio curioso, quello sguardo attento, ricercatore che solo i bambini riescono ad avere e che lo ha portato poi per tutta la vita sempre ad approfondire le sue ricerche e spesso ad anticipare movimenti e correnti artistiche. Il vestito e il copricapo che il bambino indossa ci riportano al mare, tema molto caro a Dalì e ci riportano all’eterno marinaretto che è sempre vissuto in lui.

La spiaggia è un elemento certamente molto presente nella vita e nelle opere di Dalì. A cosa richiama “la spiaggia azzurra” citata nel titolo?
CHIARA – Mi sembrava “naturale” ambientare il racconto sulla spiaggia di Cadaquès, vicino a cui Dalì è nato e dove viveva, e che fa da sfondo a molti suoi quadri. Babù la spiega così agli animali: “Questa è la Spiaggia Azzurra dell’Immaginazione, dove tutto si trasforma e gli orologi segnano il tempo molle della memoria!” Una spiaggia in cui Dalì ci invita a collocare i nostri sogni, le fantasie, e in cui i bambini e le bambine possono esprimere la grande ricchezza che hanno in sé, liberamente. Qui viene ripercorsa la vita di Dalì da parte dell’Informichiere (il gioco surreale dei nomi e delle parole è sempre presente nel racconto, e spero possa essere di stimolo per il lettore ad ampliarlo e a divertirsi) ma è un luogo-gioco che appartiene a tutti, e a cui, a fine libro, Babù ci invita a partecipare: “Libe-rrriamo la fantasia! Libe-rrri- aaaamola tutti-iiii!” grida, baffi al vento, affacciato alla prua della nave con le vele di farfalla.
Ecco, io per prima ho partecipato al suo gioco, e mi sono divertita moltissimo.
A vostro avviso, cosa potrebbe trasmettere l’opera di Dalì, qui egregiamente ricreata da Michael, al giovane lettore?
CHIARA – Il desiderio di cimentarsi con la fantasia, di lasciarla libera, di sperimentare giochi di parole e di immagini. E anche, spero, lo stupore di aprire lo sguardo sulla realtà dentro e fuori di sé, di scoprire nuove dimensioni, differenti per ciascuno di noi. Di accettare lo sguardo diverso di tutti, senza pensare che solo il proprio sia quello giusto.
MICHAEL – Chiunque si approccerà a quest’albo, bambino o adulto che sia, avrà l’occasione di avvicinarsi allo straordinario immaginario di Dalì con la profonda voglia di sognare, immaginare, ricordare un po’ come accade nei sogni, dove tutto sembra così reale nell’irreale, dove ci si abbandona ad un senso di leggerezza e riflessione così come cita Calvino nelle sue “Lezioni americane”. Ciascuno coglierà quei particolari, quei suoni, trovando nell’albo quei significati che vorrà e saprà cogliere. Così come in tutti i miei albi, le illustrazioni non descrivono in maniera didascalica il testo ma coinvolgono il lettore nella ricerca di particolari, di significati celati all’interno delle immagini. Ed ecco che riemerge l’occhio attento, curioso, creativo tipico del bambino che è sempre presente in tutti noi.
Grazie di cuore per aver condiviso questo interessante approfondimento del libro!