C’erano una volta una lacrima, il volto rotondo della mamma, un fazzoletto sventolante e tre porcellini che andavano a vivere per conto proprio. Appena raggiunsero il bosco si dedicarono subito alla costruzione delle rispettive case. Il primo dei tre fratelli, il più frettoloso, fabbricò in men che non si dica una capanna di paglia. Fece presto anche il secondo porcellino, un gran giocherellone, che costruì la sua abitazione con assi e rami. Invece, il terzo dei fratelli, il più minuzioso e paziente, edificò la sua casa con mattoni e cemento.
Al lupo affamato fu sufficiente un unico soffio per spazzare via la casa di paglia e due soli soffi per mandare all’aria quella di legno. I porcellini rimasti senza tetto corsero lesti a rifugiarsi nella casa di mattoni del fratello. Il lupo soffiò anche su questa che, fortunatamente, non si mosse di un millimetro. Sempre più affamato, il lupo si arrampicò sul tetto per entrare dal camino. Si credeva il più furbo di tutti, eppure finì dritto dritto nel pentolone d’acqua bollente, prontamente piazzato dal terzo porcellino. Il lupo dolorante fuggì via e non si fece più vedere.




Tra le letture ad alta voce che proponiamo ai nostri bambini le fiabe classiche hanno da sempre un posto speciale. Storie giunte fino a noi grazie al racconto orale, tramandato di generazione in generazione. Storie che, con l’avvento della scrittura, furono raccolte e diffuse nelle versioni che oggi conosciamo, entrando così a far parte del patrimonio culturale dell’umanità.
Sopra il significato delle fiabe, delle favole e dei racconti mitologici perdura da tempo una corposa riflessione. Il lungo dibattito sulla valenza di queste narrazioni – capaci di viaggiare attraverso i secoli e le culture e di coinvolgere la dimensione del reale e quella dell’inconscio – non può che ricondurci alla volontà di difendere il diritto dei bambini, di oggi e di domani, di trarre piacere dalla loro fruizione.
Paola Santagostino, psicologa ed esperta di fiaba come terapia, scriveva in un recente saggio: «Il valore della fiaba risiede proprio in ciò: nella sua capacità di presentare in termini immaginari, quindi facilmente comprensibili a un bambino, una situazione drammatica di grave conflitto, di possibile tragedia, e nell’indicarne la via d’uscita. La fiaba presenta il problema e la soluzione del problema, e tutto questo nell’unico linguaggio accessibile a un bambino: quello della fantasia.» (2006, Come raccontare una fiaba, ed. Red!).
Le fiabe arrivano nello scaffale basso. Da questo vengono afferrate dalle manine dei bimbi i quali, scorrendo le pagine, rivivono il racconto attraverso le immagini. Appena possono chiedono all’adulto di leggerle e rileggerle ancora, ancora e ancora. Primi libri tattili è la collana edita da La Margherita Edizioni, dedicata alle prime esperienze di lettura. Xavier Deneux, talentuoso autore francese di albi per la prima infanzia e padre del coniglietto Totam, rivisita quattro note fiabe per i lettori più piccini. La grafica pulita e confortevole, i colori vivaci, l’adattamento del testo, la trama semplice e lineare, sono gli elementi che caratterizzano il progetto.
Potrei stare qui a decantare lo stile grafico di Deneux: l’abilità di trasformare storie in oggetti giocosi e attraenti, la capacità di esprimersi attraverso un tratto al contempo essenziale e originale, la progettazione di straordinari elementi in rilievo che s’inseriscono perfettamente nella facciata corrispondente, l’aggiunta dell’esperienza tattile alla lettura… Potrei dire tutto questo se non fosse che le dita indaffarate di questo piccolo lettore siano di gran lunga più esplicative di mille parole.
