Alcuni racconti diventano appuntamenti imperdibili tra le letture per bambini. Tra questi c’è sicuramente: “Una zuppa di sasso”. Una favola da leggere attorno al focolaio. Ve la presento, nelle sue più note chiavi di lettura.
“Una zuppa di sasso”, Anaïs Vaugelade, Babalibri, 2019.
Villaggio degli animali in una notte fredda. Un vecchio lupo vagabondo bussa alla porta della signora gallina. La rassicura spiegandole il suo unico intento: poter avere il necessario per preparare una zuppa con il sasso che porta con sé. La gallina si fa coraggio, apre, e lo fa entrare.
Curiosa di assaggiare la bizzarra minestra, suggerisce di mettere del sedano. Il lupo acconsente.
Un po’ alla volta arrivano gli altri animali che abitano il villaggio. Ognuno di loro propone e procura una verdura da aggiungere all’acqua che già bolle in pentola.
Quando la zuppa è pronta si siedono attorno al focolare ed iniziano a gustarla in compagnia. Quel buon sapore unisce il gruppo, creando una piacevole atmosfera amichevole.
Arriva il momento di assaggiare il sasso. Il lupo prova a tagliarlo, è ancora duro, probabilmente non è cotto abbastanza. Chiede agli amici di poterselo riprendere. Infine saluta e ritorna al suo cammino.




I significati della favola
La favola del lupo che si aggira mesto per il villaggio offre un ampio spazio interpretativo. Anaïs Vaugelade, autrice e illustratrice (ed editrice) francese, è consapevole delle speculazioni che ruotano intorno al suo racconto. D’altro canto questo potrebbe avere il solo significato esplicitato nella narrazione, come spiega lei stessa in un’intervista rilasciata a mammamiracconti.com:
“Rimane la mia versione che è molto letterale e detta nel testo: a parer mio, questo vecchio lupo sdentato non ha altra scelta che farsi invitare e mangiare la zuppa per poi ricominciare il suo piccolo stratagemma ogni sera. Non è così? Ognuno è libero di inventare dell’altro!”
Di certo le suggestioni sono molte. Si percepisce, tra i dialoghi e le espressioni illustrate, il timbro di voce del lupo che non è affatto irruente, ma piuttosto basso e calmo.
Dal suo ingresso nella casa della gallina (che sarebbe davvero un ottimo ingrediente per il brodo) inizia la tensione del lettore: ci si aspetta che, da un momento all’altro, il lupo compia qualcosa di tremendo.
Questo non succede mai, anzi, commuove la scena in cui tutti sono raccolti nelle chiacchiere intorno al focolare, come se fossero degli amici affezionati:
La gallina esclama: “Come è bello essere tutto insieme! Dovremmo organizzare delle cene più spesso.”
Il temibile lupo è gentile e disponibile, pur conservando un’aria meno autentica rispetto agli altri commensali. Quando tutta la compagnia è satolla, il lupo comprende che è arrivato il momento di andarsene. Chiude il cerchio della narrazione, ricordando e mostrando la sua intenzione di voler fare assaggiare agli altri l’ingrediente principale di quella ricetta che è riuscita a unirli. Ma il sasso non è ancora commestibile (e mai lo sarà) perché, semplicemente, “non è abbastanza cotto”. A questo punto della lettura c’è stato il commento memorabile di mio figlio Claudio: “Però il lupo poteva fare assaggiare il sasso almeno alla gallina. Le serve per fare le uova!”. Ciò mi riconduce a quello che Silvia Blezza Picherle scrisse a proposito degli albi illustrati contemporanei:
Il bambino a cui pensano oggi gli autori non è più l’essere ingenuo e semplice del passato, ma una persona intellettualmente vivace e competente, desiderosa di conoscere.
Fonte: Il fascino della narrativa a colori, S. Blezza Picherle, Il Pepeverde n. 19/2004
Egli possiede una logica che, sebbene diversa da quella dell’adulto, si rivela fine e rigorosa nel momento in cui riflette, pensa, interroga e interpreta la realtà circostante.
Tornando al discorso sul senso del racconto tanto ricercato dai grandi: “la fiaba non potrebbe esercitare il suo impatto psicologico sul bambino se non fosse in primo luogo un’opera d’arte” (Bruno Bettelheim, Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe), e questo spesso ce lo dimentichiamo nel voler per forza cercare un qualche messaggio didattico-educativo o una morale da trasmettere.
“La zuppa di sasso” di Vaugelade è un racconto tratto dalla fiaba popolare ungherese “A kőleves”, nella quale il protagonista è un povero soldato affamato e in ritorno dalla guerra che, con l’espediente del sasso, riesce ad ottenere del cibo da una vecchia e curiosa signora (e poi da altre ancora). In questo folk tale il soldato vende il sasso alla signora, convinta che le servirà per dare un buon sapore alle sue zuppe.
Concludo con il dirvi che la ricetta della zuppa di sasso esiste davvero! Nella tradizionale soupe au caillou si usa un metodo di cottura, impiegato oggi soprattutto nella regione della Lorena, dove i ciottoli hanno la funzione di raccogliere il calore e mantenere costante la temperatura.
Questa del 2019 è la nona ristampa (prima pubblicazione in Italia nel 2001).