Chissà com’è, presentazione

Che grande opportunità quella di presentare un albo illustrato attraverso le parole della sua autrice. “Chissà com’è” di Eva Montanari è approdato in libreria con Kite Editore lo scorso ventisette marzo. In realtà si tratta di un RI-approdo, ma di questo te ne parlerò un po’ più avanti (mi raccomando, resta sul pezzo).

Ora, devo confessarti che l’opportunità mi ha mandato in un’iniziale tilt. Le idee si sono ingarbugliate come una matassa mal riposta. L’autrice in questione è, come anticipato, Eva Montanari, grande protagonista della letteratura per l’infanzia: ha una bibliografia che viaggia tra coccodrilli, favole e opere d’arte; i suoi racconti sono stati pubblicati in molte parti del mondo e vanta una carriera artistica riconosciuta da rinomati premi e menzioni. Inoltre, da oltre dieci anni insegna illustrazione attraverso workshop organizzati sia in Italia sia all’estero.

A proposito d’insegnamento… credo di aver finalmente trovato il bandolo della matassa. “Chissà com’è” è infatti un interrogativo che sorge tra i banchi di una scuola che si trova in un luogo molto speciale, la savana.

La scuola in questione si solleva sopra un lungo corso d’acqua in cui, ogni giorno, nuota veloce un misterioso coccodrillo. Accompagnati dal maestro, un gruppo di piccoli studenti osserva dalla finestra dell’aula cercando di captare quante più caratteristiche dell’animale. Nessuno di loro conosce come è fatto. Tutto ciò che sanno è un mix di dettagli intravisti dalla finestra, di emozioni e di impressioni.

Personalmente, ho colto dal racconto quel contesto d’apprendimento tanto auspicato dalla pedagogia, capace di fare incontrare il dentro e il fuori e di unire l’osservazione all’esperienza diretta e, in questo scenario, Eva Montanari non poteva che condurre il bambino lettore ad assistere a una meravigliosa lezione di arte.

“I cuccioli della savana sono tutti a scuola, in classe con il loro maestro Elefante. Si chiedono come sia fatto un coccodrillo, perché pur non avendolo mai visto, ne hanno molta paura. Provano a rappresentarlo e ognuno di loro lo disegna a modo proprio. Il maestro, prendendo spunto dalle loro interpretazioni, ne approfitta per far capire ai cuccioli che cosa caratterizza i vari movimenti artistici.”

Chissà com’è presentato da Eva Montanari

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Due parole con Eva Montanari

Cara Eva, è un grande onore ospitare le tue parole sul blog (grazie!).

Grazie a te!

La prima volta che ho letto “Chissà com’è” ho pensato fosse il frutto della tua lunga esperienza come autrice: un racconto maturo, capace di unire narrazione e divulgazione. Puoi immaginare il mio stupore appena ho scoperto che si trattava invece di uno dei racconti che hanno segnato il tuo debutto. La scuola della savana ha dunque oggi superato i vent’anni. Mi piacerebbe conoscere come è nato questo racconto e cosa è cambiato da quella prima edizione.

Sono molto affezionata a questo libro la cui idea è nata alla fine degli anni 90, quand’ero ancora una studentessa. Era un semplice disegno in cui un coccodrillo si ritraeva seguendo i vari stili delle avanguardie artistiche. Da questa piccola intuizione, ho elaborato un progetto di albo illustrato che era stato pubblicato dalle edizioni Arka nel 2002 in Italia e poi tradotto in diversi paesi.

Non è stato esattamente il mio primo libro ma tendo a considerarlo come tale, sia per la fortuna che hanno avuto i suoi protagonisti e di conseguenza io stessa, sia perché a distanza di vent’anni, sento che questa storia ha ancora qualcosa di attuale.

Certo, se realizzassi le illustrazioni ora sarebbero molto diverse ! Proprio per questo, ho deciso di non creare nuove immagini per le pagine che mi convincevano di meno, ma ho condiviso le mie perplessità con Valentina Mai che, con occhio esperto, è intervenuta sull’impaginato. Tagliando e spostando qualche dettaglio e proponendomi una nuova copertina, ha fugato ogni mio dubbio. Il testo invece lo trovavo un po’ prolisso. Così, mantenendo intatti i  contenuti, ho riscritto e sforbiciato e con Giulia Belloni ci siamo rimbalzate l’editing per qualche mese.

Infine il titolo: abbiamo scelto di omettere la parola “coccodrillo” per non creare confusione con le avventure di Piccolo Coccodrillo (che stanno uscendo con Babalibri) e creare un senso di attesa. Chissà com’è e quale storia racconterà.

“A mia mamma, che a vent’anni dalla prima uscita di questo libro, ride ancora con le mani davanti alla bocca, come la piccola scimmia.”

Eva Montanari, dedica

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Nella “tua” scuola possiamo osservare gli allievi che, guidati dal loro insegnante, osservano fuori dalla finestra e proprio lì trovano l’argomento di studio. Questo passaggio mi ha istintivamente ricondotto al grande maestro Mario Lodi il quale, in maniera simile, aveva co-costruito con i suoi piccoli studenti il racconto “Cipì”. Qual è, nella tua esperienza, un modo efficace per avvicinare i bambini all’arte?

Non ho formule, ma sono certa che la possibilità di esplorare gli albi illustrati nella loro grande varietà di approccio all’immagine, aiuti i bambini a costruire un patrimonio visivo non stereotipato, un punto di partenza per la loro esplorazione personale.

Credo anche che mettere a disposizione dei bambini materiali di qualità sia importante: non solo pennarelli lavabili e matite che quasi non lasciano traccia. E poi viene la parte più difficile per noi genitori: astenersi dal giudizio e dal voler imporre la nostra visione adulta alle loro immaginifiche creazioni. Niente risate come piccola scimmia quindi, o i nostri piccolini lanceranno i colori dalla finestra o nella peggiore delle ipotesi, perderanno la voglia di esprimersi con l’arte.

La presenza del coccodrillo come personaggio non è una novità nei tuoi racconti. Le avventure del “piccolo coccodrillo” accompagnano le letture dei più piccoli con proposte narrative che propongono l’immedesimazione con i vissuti del protagonista. Si tratta di una scelta casuale o di una vera e propria passione per l’animale dalla “lunga coda dentellata”?

In effetti ci sono molti coccodrilli e anche un antico libro con i dinosauri nella mia bibliografia. Mi piace disegnare i rettili perché sono un po’ geometrici e si possono deformare con facilità. Inoltre riescono ad esprimere dolcezza senza essere sdolcinati.

In conclusione, non posso non approfittare di questa occasione per chiederti, se rivelabili, qualche anticipazione sui progetti futuri…

Di progetti ce ne sono ma i miei tempi e quelli dell’editoria sono sempre un po’ lunghi. Di certo posso dire che i primi di settembre Piccolo Coccodrillo festeggerà il compleanno in un nuovo libro.

Grazie Ester!

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Note finali

Qui di seguito, ecco riportati tutti gli ingredienti del racconto (fanne ottime ricette di lettura): una scuola fantastica frequentata dagli animali della savana, un elefante per maestro, un mistero, lezioni d’arte, risate (tanti “ahahah”) e un epilogo al rovescio.

La prima versione del racconto s’intitola “Chissà com’è il coccodrillo”, pubblicata da Arka Edizioni nel 2002.

Sito ufficiale dell’autrice.