Ti dono il mio cuore è un meraviglioso albo illustrato, dai toni orientali, scritto da Pimm van Hest, sul senso della vita.
La storia di Yuto
Probabilmente nella vita di ciascuno di noi esiste una giornata decisiva, quella che traccia la strada del nostro destino. Trasportato dalla sua curiosità, Yuto entra un giorno in una bottega. All’interno trova una particolare atmosfera e moltissimi strani oggetti, tra i quali una scatolina di legno. “È il mio dono per te”, gli svela l’anziano signore seduto dietro il bancone, come se lo stesse aspettando da tempo. Torna a casa e prova ad aprire la scatolina senza riuscirci. Il giorno seguente decide di tornare al negozio ma non c’è più traccia del vecchio signore.
È il suo settimo compleanno, dopo tanta attesa ecco un sogno rivelatore. Al risveglio Yuto trova la scatolina incredibilmente aperta. È ora svelato il contenuto: un seme a forma di cuore. Il bambino lo mette in un vaso. C’è ancora da attendere. Il seme diventa una pianta, poi un maestoso albero.
Intorno all’albero si svolge la vita di Yuto. I giochi, la libertà, l’amore, la famiglia, la vecchiaia, la perdita. Verso la fine dei suoi giorni, tra i rami dell’albero, Yuto scopre un piccolo cuore rosso. Ora ha capito. Mette il seme dentro una scatola di legno. Passa di lì un bambino, si ferma vicino a Yuto, ormai anziano. Mostra interesse verso la scatolina. “E’ per te”, esclama il vecchio.
“Dove c’è amore cresce ogni cosa”.
Che incanto. È ciò che ho pensato quando ho chiuso l’ultima pagina di “Ti dono il mio cuore”, un racconto dalle atmosfere orientali seppur nato in Olanda. Il libro è il frutto del lavoro sinergico fra l’autore Pimm van Hest – che sa certo far buon uso delle corde emozionali di lettori grandi e piccoli- e la giovane illustratrice Sassafras De Bruyn, che completa l’opera con tavole mozzafiato, capaci di spaziare dal reale al surreale, tra presente e passato.
Ho rivolto alcune domande a Pimm per scoprire qualcosa di più sul suo racconto e soddisfare le mie curiosità circa i retroscena di un progetto talmente ben riuscito da apparire senza tempo e luogo.
Posso anticiparvi che è stato davvero illuminante. Buona lettura!



Intervista all’autore
Caro Pimm, ho da poco scoperto l’albo Ti dono il mio cuore, credo sia tra le più incantevoli novità editoriali nel panorama dei libri per l’infanzia. In breve, una fiaba sul senso della vita, dai sapori orientali, accompagnata dalle emozionanti ed emblematiche tavole di Sassafras De Bruyn. I soggetti del racconto - ad esempio l’anziano signore, la bottega piena di strani oggetti, il dono misterioso e il valore dell’attesa - sono sicuramente immagini che riconducono ai racconti tipici della tradizione orientale. Da dove nasce l’ispirazione che ti ha portato a scrivere questo racconto?
Grazie Ester per le parole entusiaste e per i bellissimi complimenti sul nostro libro. Questo significa molto per me.
Rispetto alla tua domanda circa l’origine di questa storia, esistono ben due elementi che mi hanno ispirato! Il primo riguarda un racconto intitolato “La favola del flauto“. E’ la storia di un albero che gode della compagnia di un uomo, seduto e appoggiato al suo tronco, per apprezzare la vita e la natura. Un giorno, quest’uomo taglia un ramo dell’albero e se ne va. Pochi giorni dopo, l’uomo ritorna e l’albero ha paura, quale ramo sarà il prossimo a essere tagliato? Ma l’uomo si siede, tira fuori il flauto da lui creato con il ramo e suona una melodia… come se fosse la voce stessa dell’albero.
Il secondo elemento a cui mi sono ispirato, riguarda un video di Roger Sanchez (“Another Chance“), nel quale la protagonista è una ragazza che cammina per le strade di New York con un grande cuore, in senso letterale, per simboleggiare quanto grande sia il suo cuore nella realtà. Questo è il link del video, guardalo! Ogni volta mi salgono le lacrime agli occhi, soprattutto nel momento in cui un ragazzo le dice “Tu hai un gran cuore” (sebbene a quel punto il cuore si sia già immensamente rimpicciolito), e lei risponde “era molto più grande prima”.
Ecco, l’unione della favola del flauto con il video di Roger Sanchez costituisce la mia fonte di ispirazione per questa storia. Volevo che fosse una storia in cui “l’albero” simboleggiasse tutto ciò di cui abbiamo bisogno nella vita e che il cerchio della vita s’intrecciasse con lezioni di vita significative e con l’idea di “donare il proprio cuore a qualcuno”.
Aspettare e ascoltare, due attitudini che il protagonista apprende durante il suo percorso e che tramanderà a chi verrà dopo di lui. Aspettare e ascoltare sono anche due insegnamenti che gli adulti fanno sempre più fatica a trasmettere ai bambini. Come pensi si possano educare di bambini di oggi ai valori del saper attendere e alla capacità di saper ascoltare se stessi e gli altri?
Questa è una domanda a cui non è facile rispondere. Penso che, di questi tempi, in quest’epoca di social media e di persone costantemente online, sia assolutamente fondamentale trovare il tempo di aspettare e ascoltare. Io per primo lo faccio, leggendo e scrivendo libri per gli altri che li leggeranno, in particolare, per i genitori che li leggeranno ad alta voce ai propri figli. Dunque, penso che i libri svolgano un ruolo di vitale importanza nell’educazione dei bambini. L’educazione intesa sia nel suo senso generale che nel suo senso specifico di insieme di valori e lezioni di vita importanti ed essenziali. Inoltre, mi piace pensare che il ritmo frenetico del mondo di oggi richieda una sorta di contro-reazione, così da consentire a genitori e bambini di scoprire modi per rilassarsi, per trovare un equilibrio, per aspettare e ascoltare. Si tratta di una sorta di necessità incorporata nell’essere umano per sopravvivere. Alla fine, i bambini traggono insegnamenti dagli adulti e dal mondo che li circonda, quindi se vogliamo insegnare loro i valori (tra gli altri) del saper aspettare e ascoltare, dobbiamo mostrarglieli noi per primi.
Il tuo racconto parla di un amore di tipo “tradizionale”. Oggi molti autori propongono diversi percorsi di vita, anche nelle letture dedicate ai piccoli, proprio per porre le basi di una futura emancipazione da pregiudizi e stereotipi. Hai pensato ad altri tipi di esistenza che potevano svilupparsi intorno al grande e confortevole albero?
Ottima osservazione! Come forse sai, io sono omosessuale, ho una relazione con Eduard da quasi 16 anni ormai e abbiamo adottato una bellissima bimba. Questo per dirti che la tua domanda occupa sempre un angolino della mia mente. Allora, ti chiederai, perché non ho scritto un’altra storia intorno al grande e confortevole albero? Per esempio, una storia su due uomini e i loro figli? Ebbene, la risposta è che molto probabilmente nella società moderna ci si soffermerebbe sulla relazione gay piuttosto che sull’altra storia, che invece io vorrei costituisse la storia importante; una storia siffatta distoglierebbe, dunque, i lettori dal vero significato del libro e, con ogni probabilità, li dividerebbe. Attraverso questo mio libro ho voluto, invece, porre l’accento sul cerchio della vita, sulle lezioni di vita importanti, sul dare una sbirciatina al passato, presente e futuro – avanti e indietro. Penso che, per questo libro, sarebbe stato troppo se avessi inserito anche una relazione gay, con i figli per giunta. Tuttavia, questa è solo una mia sincera riflessione. Magari avrebbe funzionato, ma questa è stata, per questa volta, la mia scelta. Ho scritto anche altre storie in cui ho inserito diversi tipi di relazioni, semplicemente ho preferito non farlo anche in questa storia, fermo restando che credo che farlo sia estremamente importante, anche perché sono consapevole che ciò costituisca una sorta di dovere per me che sono omosessuale.
Colpiscono in modo particolare le pagine intagliate che velano e rivelano il racconto, pagina dopo pagina. Un minuzioso progetto che arricchisce sia il testo sia le illustrazioni. Com’è nata questa idea?
Beh, non è semplice rispondere alla domanda. Quando Sassafras e io lavoravamo alla storia, eravamo arrivati a un punto in cui i primi disegni non ci convincevano del tutto. Entrambi pensavamo che la mia storia dovesse essere più magica, quasi fiabesca. Così ho inviato a Sassafras alcune immagini di Dalì, Escher e altri artisti magico-surreali e da lì in poi abbiamo impostato la cosa in maniera diversa. Sassafras mi propose disegni nuovi, caratterizzati da una tecnica differente. Ricordo che, a un certo punto, le inviai un’immagine con “effetto Droste” (un’immagine in un’immagine, in un’altra immagine, in un’altra immagine ancora… e così via) e lei inserì questa idea nello spread in cui Yuto tiene la sua scatola chiusa e la mette sul suo davanzale. A uno di noi (davvero non riesco a ricordare a chi dei due precisamente) venne l’idea di ritagliare la finestra, così da rendere ancora più realistico l’“effetto Droste”. E quella sarebbe stata una sbirciatina al futuro (e al passato, quando si guarda indietro). Da lì, abbiamo iniziato a pensare in quale altro punto del libro potevamo inserire questa idea di guardare avanti e indietro nel tempo attraverso ritagli laser. Questo è stato per lo più compito di Sassafras. Eravamo sulla stessa lunghezza d’onda quando pensavamo che i ritagli DOVESSERO essere essenziali per la storia (non una semplice trovata!!!). I disegni e tutto – ciascuno di essi e tutti insieme DOVEVANO sollevare la storia e raccontare essi stessi una storia. Essi dovevano essere spioncini indispensabili attraverso cui dare una sbirciatina al passato – presente e futuro.
Alla fine, l’idea di intagliare le pagine in questo modo è “venuta da noi” da sola – quasi come se la storia stessa ci avesse chiesto di inserire i ritagli nel nostro libro. È stato magico!
Grazie… di cuore!
Sono io a ringraziare te Ester, per l’intervista piena di entusiasmo, per le tue bellissime e importanti domande e per il tempo, lo sforzo e l’attenzione che stai dedicando al nostro libro. Tutto questo è davvero fantastico!
Ti mando i miei più calorosi saluti dai Paesi Bassi, da una Eindhoven in cui il sole va e viene.
Traduzione di Roberta Nazzaro