Oggi è una di quelle giornate in cui vorrei mollare tutto e cambiare vita. Vi capita mai? Ultimamente mi succede un po’ spesso. Da un lato c’è la quotidianità che diventa, come dire, asfissiante, ti comprime proprio. Dall’altro lato c’é il fatto che resta complicato rivedere il tutto in modo creativo.
Più si cresce e più si resta incastrati nei numerosi affanni
Eh sì, sono i piccoli fanciulli ad avere la più grande delle opportunità: quella di girovagare e di perdersi tra esperienze e pensieri. Quella di imboccare una strada senza prevederne una meta. Succede così. Un pomeriggio decidi di arrampicarti su un paio di lunghi trampoli a forma di matita, trovati lì, per caso, nascosti tra i rami di un albero. Ed è questo l’incipit del racconto di cui parlo in questo articolo, intitolato “Avanti tutta! “. È questo il momento in cui, in un istante, ha inizio un’avventura piena di meraviglia e di meraviglie.
C’è un giovane protagonista, un fanciullo che esplora un mondo verticale, un luogo dagli infiniti orizzonti. Poi ci sono altri personaggi che, un po’ per volta, lo raggiungono nel suo vagare.
Un libro da approfondire o da prendere così, proprio come appare
Dopo averlo letto, la mia curiosità mi ha portato a porre alcune domande alle autrici (Guia Risari per il testo e Daniela Iride Murgia per le illustrazioni) per continuare ancora per un po’ quel pezzo di tragitto, lungo i trampoli, che è iniziato dalla loro penna e matita.
Avanti tutta!
All’inizio della storia, nel giardino si vede un signore che legge. Nella tavola successiva la voce narrante diventa invece un bambino. Rappresentano la stessa persona? C’è un legame tra le due raffigurazioni e il testo narrato?
Guia Risari: – La voce narrante è sempre la stessa: quella del bambino. Il signore che legge il giornale rappresenta, credo, una sorta di indifferenza. Ma qui dirà meglio Daniela Iride Murgia.
Daniela Iride Murgia: – La prima tavola è un’entrata in scena, l’albero con dei frutti, di vago ricordo agrumato, nel loro essere sproporzionati ci portano subito su un piano di immaginazione, la realtà quotidiana slitta già verso piani di fantasia, quella fantasia rappresentata dai trampoli/matita sui quali si invita il lettore a salire.
La figura maschile descritta potrebbe essere il padre del bambino, ma è anche un padre universale, generico, assorto nei propri pensieri, distratto: lui non ha mai notato quei pali lunghissimi contro l’albero, spetterà al bambino scoprirli e con essi spostarsi alla ricerca di tutto quello che gli gravita intorno. Il grande cappello del padre – qui anticipato, il testo lo citerà dopo – è rimasto impigliato ai rami di un albero inconsueto, il padre non se ne accorge, un modo per sottolineare la sua distanza iniziale; a volte la noia è distanza. Un altro libro poggia sulla corolla di un grande fiore, tutto sta per cominciare, ancora il lettore non sa che sarà una salita, un passo sempre più lungo della gamba, grazie a dei trampoli/matita che disegnano il mondo, mossi dallo spirito di immaginazione e di scoperta necessario per esplorare quello che sta intorno e dentro di noi. Possibile che quel libro, come in una scatola cinese, sia lo stesso albo che stiamo leggendo.

Il racconto sfiora diversi punti di riflessione presentati in chiave fantastica. Il valore della noia, del vagare, il saper guardare le cose da altri punti di vista, la possibilità di trovare nuovi orizzonti. Durante la narrazione si percepisce come i percorsi di vita individuali non possono precludono la presenza dell’altro. Può essere il messaggio di “Avanti tutta!”?
Guia Risari: – Sì, insieme alla capacità di concentrare la propria attenzione su una piccola-grande impresa, saper
stare con gli altri, partecipare e muovere verso destinazioni sconosciute, con apertura e curiosità.

Le tavole ricordano un particolare stile (se non erro) ottocentesco, mi vengono in mente le illustrazioni sulle macchine volanti o dei “cupido”. A quale periodo artistico o tecnica si avvicinano i tuoi disegni?
Daniela Iride Murgia: – Le tavole sono realizzate con tecnica mista e complessa, alcune parti sono disegnate a mano, altre parti prese da illustrazioni dell’ottocento sono ridisegnate e rimodellate ex novo, come un vestito su misura, al servizio della storia.
A un certo punto del racconto appaiono un pittore e una donna cieca. Sono personaggi di fantasia oppure un omaggio a qualcuno, celebre o meno, di realmente esistito?
Guia Risari: – Qui ti rispondo io perché i personaggi sono menzionati dal testo e rappresentano la cacità di vedere oltre l’apparenza (il pittore e la cieca), rafforzando l’immaginazione e lo sguardo interiore.
Daniela Iride Murgia: – Vero che la bambina cieca e il pittore sono citati e richiamati dal testo. Ma i due nel testo non sono all’apparenza interconnessi, anzi parrebbero avere vita propria e disgiunta. Con l’illustrazione si crea l’interazione, di più: i due si incontrano la sopra, ad altezze vertiginose, superando persino una nuvola. Si fidano uno completamente dell’altro, parrebbe che entrambi non abbiano più bisogno degli occhi per percepire quello che gli capita attorno. La bambina indirizza persino il pennello del pittore e lo guida. La confidenza nella vita la sopra è tale che si possa stare in punta di piedi senza timore di cadere; dalla fantasia non si può cadere una volta saliti.
Un ringraziamento speciale alla autrici del libro.