Nel cuore di una città la gente osserva col naso all’insù una cascata di fili provenire dall’alto. Ognuno cerca di afferrare il filo a lui destinato, quello che lo ricongiungerà al più recondito desiderio. Una ragazza riesce ad aggrapparsi a un filo rosso e inizia a salire sempre più in alto. Sorvola la città, la campagna e il bosco, dove, improvvisamente, il filo la porta nuovamente verso terra.

A tenere l’altro capo del filo c’è una piccola bambina tutta sola. Una volta raggiunta, la ragazza la copre, la nutre e le dona amore. Diventa la sua mamma. Tornano in città, la bambina cresce sotto la protezione della madre. Il filo rosso si allunga e si accorcia come se fosse un elastico che le tiene unite ed anche sempre più indipendenti l’una dall’altra. Arriva il momento di spezzare in due parti il filo rosso. Si creano due piccoli gomitoli che entrambe terranno nel loro cuore. La bambina è ora diventata adulta ed è pronta a cercare il suo filo, la sua strada.

Un libro profondo e commovente. Narrato e illustrato da Torill Kove, vincitrice del premio Oscar© nel 2007 con il cortometraggio The danish poet. Il poeta protagonista, in un blocco d’ispirazione artistica, inizia a porsi alcune domande esistenziali. Il pensiero filosofico che questiona casualità e destino dell’essere al mondo è nuovamente presente nel libro “Fili”, dove, il filo che scende dall’alto è metafora delle infinite strade che la vita può riservarci. La scelta del proprio filo sembra essere guidata dalla vocazione e dai desideri insiti in ognuno di noi. Da qui, la strada che ci si apre davanti diventa risposta della più sincera vocazione.

L’autrice sceglie uno tra gli infiniti destini e racconta il legame tra genitore e figlio attraverso la delicatezza dei suoi disegni e proponendo una metafora semplice ma al contempo capace di smuovere le emozioni del lettore. L’immagine della gente con le braccia al cielo all’inizio del libro mi ha fatto pensare alle volte in cui, per intrattenere i bambini al nido, giochiamo ad afferrare con l’immaginazione un “qualcosa” che si trova in alto. Chissà se, in quei momenti, i bambini non stiano in realtà afferrando il filo del proprio destino..