Aggiornamento: Nuova Edizione 2021
Una principessa da favola è pronta a sposare l’amato principe e vivere insieme a lui nello sfarzoso castello. Ma arriva un enorme drago, incenerisce ogni cosa e rapisce il principe Ronald. I sogni della principessa Elisabeth vanno letteralmente in fumo e dalle ceneri non rimane altro che un sacchetto di carta per coprirsi.
Così, con quell’unico indumento indosso, la principessa prende in mano la situazione e va all’inseguimento del drago. Elisabeth raggiunge la porta della caverna e si ritrova faccia a faccia con l’enorme creatura. Gli basta poco per accorgersi di quanto il drago sia superbo e vanitoso. Quindi agisce d’astuzia, lo provoca per spingerlo a mostrarle le abilità di cui tanto si fa vanto.
Quando il drago stramazza a terra dalla stanchezza, la principessa può finalmente liberare il principe Ronald. Questo si mostra ancora più presuntuoso del drago! Invece di ringraziarla pensa bene di rimproverarla per l’aspetto poco presentabile. Elisabeth, allibita, gli dà il benservito e fugge felice verso il tramonto.

Una delle trame più ricorrenti delle fiabe classiche è qui completamente stravolta: questa volta è la principessa che corre in soccorso del principe. Una storia che mette in risalto la figura di una giovane donna che, davanti a un evento catastrofico, si mostra determinata, coraggiosa, capace di adattarsi e di usare l’ingegno. Se oggi siamo abbastanza abituati alle storie che offrono punti di vista e modelli diversi da quelli canonici e stereotipati, probabilmente nel 1980 – anno in cui fu pubblicato per la prima volta la “Principessa e il drago” (“The Paper Bag Princess”, Annick Press, Canada) – i racconti di questo tipo erano delle mosche bianche, apprezzati più dai movimenti femministi che dal lento rinnovamento culturale in ambito di stereotipi di genere.
Nel 2015, The Huffington Post Canada ha infatti definito il racconto come: “pioniere dell’inversione del genere nei libri illustrati”. Ormai considerato un classico della letteratura per l’infanzia è stato recentemente pubblicato in Italia dalla EDT-Giralangolo all’interno della collana Sottosopra, diretta da Irene Biemmi, dedicata all’identità di genere e alla lotta agli stereotipi.
Volete sapere com’è nato il racconto? Ai tempi, Robert Munsch, oggi affermato autore di racconti per l’infanzia, lavorava nelle strutture prescolastiche e si cimentava spesso a narrare ai bambini storie di draghi e principesse. Lo faceva in maniera tradizionale, ovvero con il principe che salva la principessa dal drago. Fu sua moglie a mettergli la pulce nell’orecchio: “Come mai è sempre il principe a salvare la principessa? Non può essere il contrario?” Così decise di cambiare il finale di una delle sue storie.
Poi, alla scuola per l’infanzia dell’università di Guelph (Ontario), conobbe una bambina di nome Elisabeth che ispirò il nome della protagonista del racconto. La piccola Elisabeth era abituata ad avere intorno un sacco di fratelli maggiori che si prendevano cura di lei. Per questo motivo, quando entrò all’asilo, lasciò cadere la giacca a terra convinta che qualcun altro l’avrebbe poi raccolta e messa a posto. “Wow!”, pensò Munsch, “Questa ragazza crede di essere una principessa!”. Secondo l’autore la vera Elisabeth, la bambina da lui incontrata, doveva per forza essere il “bambino interiore” del personaggio di fantasia del suo racconto.

Torniamo alla storia di Elisabeth e il drago. Quale lettore non avrebbe voglia di tirare un bel pugno sul naso dell’altezzoso principe Ronald?! Questa era proprio la reazione che avrebbe dovuto avere Elisabeth nel momento in cui si trova davanti alla spocchiosità del suo “amato”, nella prima versione del finale. Quando Martchencko ne realizzò la relativa tavola, pensarono fosse un po’ troppo forte. Così gli autori optarono per un… decoroso insulto, “poveraccio”. Una parola che venne modificata per adeguarsi alle abitudini linguistiche dei paesi nei quali il libro è stato tradotto (in alcune versioni è stata infatti utilizzata l’espressione “rospo”).
Al 25° anno dalla sua prima uscita, la casa editrice canadese Annick Press ha pubblicato una riedizione della “Principessa con il sacchetto di carta”. Insieme al racconto, stampato per l’occasione in un formato più grande, questa edizione presenta 30 pagine aggiuntive di contenuti inediti, riguardanti curiosità sugli autori e sull’origine della storia, schizzi dei disegni mai pubblicati e recensioni varie del libro.

Una fiaba classica proposta in chiava moderna che, oltre a offrire al piccolo lettore un diverso esempio di ruolo associato al genere, mostra, attraverso il personaggio di Elisabeth, quella che in psicologia viene definita resilienza, ovvero la capacità di far fronte ad episodi traumatici in maniera positiva, traendone opportunità nuove per la propria vita, senza perdere la propria identità.
