Elefantino è seduto sul tappeto di casa mentre con le dita esplora le narici della sua lunga proboscide. Anche Topino, davanti allo specchio è intento a ispezionare il naso col codino. Nel frattempo il loro amico Ranocchio è stato rimproverato dalla sua mamma a causa di questa comune abitudine.
I tre amici s’incontrano e si chiedono come mai gli adulti proibiscono continuamente di mettersi le dita nel naso. Decidono di scoprirlo andando a chiedere a ognuno di loro.
La signora Rana, la prima a essere interrogata, spiega ai bambini che è pericoloso avere il dito nel naso poiché può rimanere incastrato nella narice e in effetti i polpastrelli delle rane sono piuttosto grossi. Poi vanno da papà Topo. Anch’egli è d’accordo sul fatto che sia una pratica pericolosa. I topi vanno incontro a una terribile infiammazione sulla punta del naso. Infine, mamma Elefante munita di schema illustrativo, mostra come agli elefanti può spezzarsi la proboscide e non ricrescere più.
I tre amici, sconvolti da queste terribili conseguenze, si promettono che non metteranno mai più le dita nel naso. Non del tutto convinti vanno a trovare i loro nonni e cosa scoprono? I tre anziani si mettono le dita nel naso e godono di ottima salute!





“Le dita nel naso” è stato pubblicato per la prima volta in Germania nel 1996 (titolo originale “Nasebohren ist schön”) ed è probabilmente uno degli albi più conosciuti su questo argomento. L’immagine dell’elefantino raffigurata in copertina, beatamente seduto a frugarsi nelle narici, ispira una tale simpatia che rende impossibile resistere a sfogliare l’interno del libro. I personaggi del racconto sono tre animali molto diversi fra loro che sperimentano lo stesso conflitto tra il piacere provato nel liberare le narici e il divieto imposto dai loro genitori verso questo gesto.
Frugare nel proprio naso è un’attività che dà una certa soddisfazione ma è anche una pratica condannata socialmente. Così i genitori di Elefantino, Topino e Ranocchio, nel tentativo di dissuadere i loro figli da quest’abitudine, inventano le terribili conseguenze alle quali andrebbero incontro.
Ai tempi delle nostre nonne, per ottenere ascolto da parte dei bambini, non era raro far leva su sentimenti come la paura e lo spavento (“Fai il bravo se no arriva l’uomo nero!”). Così i tre protagonisti rimangono totalmente sconcertati dalle spiegazioni fornite dagli adulti. Poi però decidono di cercare ancora nuove risposte. I dialoghi tra i protagonisti del racconto, sono diretti, genuini, quasi ingenui, proprio come avviene fra bambini. Un albo spiritoso che invita a immedesimarsi e a parlare con naturalezza ai bambini di una pratica davvero molto comune.