Nelle storie di Instagram dei giorni scorsi ho annunciato alcuni nuovi arrivi da parte della casa editrice Kite. Avevo davanti un pacco ancora da aprire pur sapendo che ad attendermi dentro al cartone c’erano autori straordinari di storie ancora una volta sorprendenti (ma come ci riescono?!). Si tratta di tre albi illustrati freschi di pubblicazione, dedicati ai lettori +5. Ti porto a scoprirli in questo rassegna.
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Più veloce di tutti – Eva Montanari
Questa è una “favolosa” sorpresa dell’autrice-illustratrice Eva Montanari, già nota per i racconti di successo con Kite, per aver pubblicato albi praticamente in ogni angolo del globo, per aver esposto nelle più importanti fiere di settore e per aver ricevuto il premio Little Hakka – International Picture book competition di Shenzhen (China) nella sezione Best of the best con “Federico”.
Ma bando alle ciance, parliamo della sua strepitosa storia, o meglio, favola. Favolosa favola, ecco! Mica me ne sono accorta subito del viaggio straordinario che stavamo intraprendendo quando abbiamo letto le prime pagine di “Più veloce di tutti”, il racconto che l’autrice dedica al Ròdari club, un gruppo di lettori volontari di Rimini, sua città natale.



La scena debutta con una lepre corritrice in cerca di qualcuno da battere in velocità (ma a dire il vero inizia con “C’era una volta”). Si cade subito in inganno: “Ecco, ci è riproposta la favola di Esopo!”. Si assiste al passaggio del racconto in cui una lepre piena di sé sottovaluta la costanza di una lenta tartaruga.
Anche qui la tartaruga, apparentemente ignara delle sue doti, si offre volontaria per partecipare alla gara. Comincia dunque il loro lento-veloce percorso e, come nella tradizione, la lepre mal sopporta il gap di accelerazione tra lei e la sua avversaria, allora si propone di gareggiare con chiunque incontra lungo il percorso e, a sua insaputa, conduce il lettore di favola in favola.
Eva Montanari arricchisce il paesaggio con i dettagli che riconducono ai citati mondi incantati: Il principe ranocchio, Il gatto con gli stivali, Cappuccetto Rosso, Riccioli d’oro e i tre orsi, Hänsel e Gretel e La Bella addormentata nel bosco. Anche questa volta è la tartaruga a tagliare il traguardo, rendendo il racconto un “favoloso” inno alla lentezza. Andando piano, infatti, l’animale corazzato incontra un bosco di carote e un mare di… no, aspetta sto facendo confusione, quello era Lauzi…
… Insomma, incontra un sacco di vite da favola!
Colpa di chi – Davide Calì e Regina Lukk-Toompere
– “Mamma a scuola ci stanno insegnando una canzone dove c’è un topolino che un signore compra al mercato…”
– “Certo! Alla fiera dell’est!”
Fabio mi guarda con lo stupore che hanno i bambini quando non si aspettano che tu possa sapere così tante cose e non immaginano invece che, semplicemente, la canzone di Branduardi ha ormai parecchi anni. L’abbiamo ricantata insieme, poi ha condiviso ciò che aveva appreso a scuola, ossia che il testo va un pochino avanti e poi torna indietro.
Una struttura narrativa che procede a ritroso l’ho ritrovata in questa nuova favola scritta da Davide Calì e illustrata dall’artista estone Regina Lukk-Toompere. La trama si costruisce attraverso un percorso che porta alla genesi dei fatti, quando il protagonista va alla ricerca del movente originario che ha provocato il punto di rottura.



Un orso guerriero procede lungo il bosco brandendo la spada come se tutto il mondo fosse di sua proprietà e fosse anche disposto a essere tagliato in due. Così, affetta tutto ciò che incontra, rami, piante, frutti; fermandosi solo quando è colto dalla fame. Solo allora torna a rintanarsi nel fortino da lui costruito.
L’acqua fuggita alla diga travolge, un giorno, il suo riparo e l’orso va su tutte le furie. Deve assolutamente sapere chi è il colpevole e, ovviamente, tagliarlo in due.
É qui che la trama si sviluppa a catena, procedendo dal presente al passato e rivelando, pagina dopo pagina, i fatti che hanno causato l’apertura della diga. L’orso si scontra con una serie di vicende collegate tra di loro e, per fortuna, non può affettare nessuno. Verso l’epilogo, la linea narrativa si curva per chiudersi a cerchio quando il protagonista scopre che il colpevole che cercava con tanta rabbia altro non è che… lui stesso.
Ho finito di leggere questa favola e mi sono trovata con il sorriso sulle labbra, affascinata dalle minuziose illustrazioni dell’artista estone che non conoscevo e che ho scoperto anche leggendo questa intervista per Frizzifrizzi. Il racconto suggerisce quanto la distinzione tra “oppresso” e “oppressore” non è poi così netta o assoluta, come descrive lo psicologo Giulio Cesare Giacobbe nel best seller “Come smettere di fare la vittima e non diventare carnefice” (Mondadori, 2010). Alla fine, tutto si può aggiustare e non tutto è come sembra.
Siamo foresta io e te – Nadia Al Omari e Richolly Rosazza
Ed ecco l’ultima novità della rassegna, il nuovo racconto della coppia Al Omari-Rosazza già incontrata e amata in questi altri illustrati e qui autori di una storia poetica, naturalista e così densa di… foresta! Il testo è breve, come se volesse limitarsi a rimarcare le suggestioni delle brulicanti tavole di Richolly Rosazza.
La protagonista è una bambina con i capelli lunghi e l’aspetto indigeno. A piedi nudi, appare completamente radicata nella giungla che circonda il villaggio. Sente che qualcuno dai passi pesanti sta abbattendo gli alberi della foresta per portarli via. Tra questi, è in pericolo anche una maestosa pianta in cui abitualmente s’immerge, nel più spontaneo Shinrin-Yoku. Proprio a quest’albero è rivolto l’intero dialogo della bambina, raccolto in narrazione.
Corre verso l’amata pianta, la trova e l’abbraccia quando ormai è distesa sopra al suolo. Cerca ancora il suo respiro. Poi viene svegliata dal rumore di un tuono e scopre che, per fortuna, si trattava di un brutto sogno. L’albero è ancora lì ad attenderla tra i suoi rami.
Il racconto apre una breccia nella riflessione ecologica a partire dal titolo “Siamo foresta io e te”. Cosa può voler significare, secondo te, “essere foresta” con altri esseri viventi e con la natura?


