Una carrellata di albi illustrati per orientare la scelta dei primi, che dico, dei primissimi libri dei bambini piccoli. I libri scelti sono a dir poco sensazionali e coinvolgenti. Il linguaggio proposto dagli autori (parole e immagini) è vicino al pensiero del bambino piccolo. Prendete nota dei titoli.
Il viaggio di Piedino, Elisa Mazzoli, Marianna Balducci, Bacchilega Junior 2018
É un viaggio straordinario quello di Piedino. Un racconto, questo, particolarmente adatto alle prime esperienze di lettura con i bambini molto piccoli. Il protagonista intraprende “a piede nudo” la scoperta di un mondo a lui molto prossimo. Un vero e proprio universo fatto di curiosi incontri e molteplici sensazioni. Certo, perché piedino usa i sensi per scoprire tutto ciò che incontra. Si emoziona sia durante il viaggio così come alla fine del libro, quando ritrova un rassicurante “piedone”, quello del suo papà.
Il viaggio di Piedino è un interessante progetto tutto italiano, nato dalla collaborazione della scrittrice Elisa Mazzoli e dall’illustratrice Marianna Balducci. Segno distintivo di questo piccolo albo – vincitore del Premio Nazionale Nati per Leggere 2018 per la sezione Nascere con i Libri 6/18 mesi – è la presenza nelle tavole di due linguaggi visivi differenti, il disegno e la fotografia, qui profondamente connessi per arrivare adeguatamente al piccolissimo lettore. Le immagini fotografate corrispondono al reale, a qualcosa di cui il bambino ha esperienza diretta, le immagini grafiche rappresentano oggetti a lui noti ma che restano ancorati alla sfera narrativa.



«Una prova riuscita di far convivere due linguaggi visivi differenti, in questo dialogo la parte fotografica risulta la più convincente».
Motivazione della premiazione NpL
Il paffuto piedino protagonista è stato fotografato da un bambino esistente. Le autrici hanno intenzionalmente estrapolato il piedino dal resto del corpo per renderlo un personaggio a tutto tondo. La tendenza all’animismo del pensiero infantile irrompe nel racconto per stupire il piccolo lettore. La narrazione si avvicina ai giochi di relazione tra adulto e bebè, in particolare all’azione di animare le singole parti del corpo facendole parlare e considerandole a sé stanti.
Nel racconto di Piedino scopriamo dunque che il protagonista appare come “parte” per poi rappresentare invece il “tutto”. Piedino è il bambino intero. E’ il bambino che impara a camminare e che, da quel momento in poi, sconfina dal suo spazio limitato, intenzionato a raggiungere tutti quegli oggetti prima osservati da lontano. É il bambino esploratore e sensoriale.
Piedino sperimenta sensazioni spiacevoli e piacevoli, esercita la sua abilità motoria, prende confidenza con il mondo sotto lo sguardo attento dell’adulto il quale, alla fine dell’esperienza, lo riaccoglie a sé. L’autrice racconta la storia di Piedino attraverso un linguaggio diretto, una scrittura che sa approdare senza sforzo nel grandioso universo dei bambini molto piccoli. Il viaggio di piedino e gli altri libri vincitori del Premio Nati per Leggere 2018. É da poco uscito anche Il sogno di Ditino.
Merlo e la merenda, Merlo e i colori, Gloria Francella, Giulio Fabroni, Sinnos 2018
Le storie di Merlo sono due letture in scatola che prendono vita “carta dopo carta”. Si tratta del nuovo progetto della Sinnos dedicato ai piccolissimi lettori, realizzato da Gloria Francella (Papparappa, Pino ha perso le parole) e Giulio Fabroni. Un momento di lettura da vivere seduti per terra. Le storie, raccontate dall’adulto, prendono vita e forma sul pavimento, sotto gli occhi dei bambini. I segmenti delle immagini si completano paragrafo dopo paragrafo, unendo tra loro linee regolari e minimali.



Il racconto è scritto sul retro delle carte. Ogni paragrafo è numerato in modo da poter seguire il filo narrativo e comporre via via il puzzle di immagini. Entrambe le storie hanno come protagonista Merlo, un merlo tutto nero come sono abitualmente i merli. Merlo è disegnato sullo sfondo bianco ed è accostato ai colori vivaci degli altri elementi del racconto. La lettura è interattiva, il bambino viene invitato a “costruire” l’immagine con l’adulto. Alla fine potrà sentirsi libero di “smontarla” per poter afferrare ogni singolo tassello, proprio come suggerisce il suo istinto. La cooperazione avviene tra adulto e bambino, poiché entrambi co-costruiscono il racconto, ma è anche il tema suggerito dalle brevi storie: i protagonisti infatti collaborano fra loro per raggiungere la soluzione finale.
Questo posto è mio!, Claire Garralon, Sinnos 2019
Quel vasto laghetto azzurro è un luogo proprio attraente per un piccolo papero giallo! Infatti, ancor prima di tuffarsi dentro esclama: Questo posto è mio!. Nuota beato in lungo e in largo quando arriva un altro papero, tutto bianco, con la medesima brama di possesso del primo. I due, dopo un breve battibecco, decidono di dividersi il lago a metà. Poco dopo, arrivano uno alla volta: un papero rosso, uno verde, uno viola e molti altri di diverso colore. Per ogni papero che si aggiunge viene nuovamente suddiviso lo specchio d’acqua.
Un papero nero è l’ultimo ad arrivare ed è l’unico non intenzionato a chiedere un pezzo per sé. Ciò che desidera è solo poter entrare, nuotare e divertirsi nell’acqua. Divertirsi? E come? Nessuno dei paperi si sta divertendo! Sono tutti così impegnati a fare la guardia al proprio pezzetto che in realtà si stanno persino annoiando. Il papero nero suggerisce agli altri di rendere l’intero laghetto di tutti.
I paperi accolgono la proposta e, finalmente, iniziano a giocare, nuotare, entrare, uscire, fare posto agli altri e… divertirsi! Tutto sembra ora sistemato finché un grosso ippopotamo arriva per avanzare la sua pretesa di possesso del lago. Per via della sua evidente mole le papere colorate sono costrette ad uscire dall’acqua. Ma il grosso ippopotamo dovrà fare i conti con un altro grosso ippopotamo desideroso anch’egli di avere il lago tutto per sé.



Al nido d’infanzia nel quale lavoro si sono recentemente innescate alcune dinamiche simili a quelle narrate da Claire Garralon nel suo ultimo racconto. L’oggetto di contesa non è un lago ma una panchina o, per meglio dire, sono i posti a sedere sopra di questa. La panchina in questione può ospitare quattro, cinque bambini al massimo. Ecco, inevitabilmente, tutti bambini vogliono sedersi sopra nello stesso momento! C’è chi cerca di arrivare prima degli altri, c’è chi con la mano tiene il posto al bambino che in quel momento considera l’amico del cuore e c’è chi si sdraia per occupare più sedute.
Proprio come i paperi del racconto, l’obiettivo diventa preservare la proprietà del diritto di seduta. I bambini hanno un fare così determinato da sembrare piccole sentinelle. Eppure, così facendo, non colgono le occasioni di gioco ben più divertenti. Il desiderio di ottenere un posto nella panchina è fonte di pianto per chi non riesce a sedersi e di comportamenti prepotenti da parte di chi vorrebbe conquistare un posto o di coloro che non lo abbandonano per nessuna ragione. Nell’arbitrare la situazione fra i piccoli duenni ho assunto le parti del papero nero. “Perché non fate un po’ per uno?”, provo a proporre. L’intento è il medesimo: sostenere una condivisione più fluida dell’oggetto di contesa, suggerendo di impiegare al meglio il tempo dell’attesa.

Ho scoperto Questo posto è mio! e l’ho letto in sezione. Il libro ha colto immediatamente l’attenzione dei bambini. L’intonazione dei dialoghi è molto vicina all’interloquire di un bambino di due anni. Dopo aver ascoltato la storia, i piccoli hanno giocato ad indicare i colori delle papere. L’autrice racconta la vicenda attraverso un linguaggio semplice e immediato, la struttura narrativa comprende la ripetizione degli eventi fino ad arrivare a un doppio epilogo. Il primo è la soluzione ideale, il lieto fine. Il secondo è un nuovo avvenimento che ri-scompone la vicenda.
Claire Garralon è solita a presentare i suoi libri illustrati ai piccoli lettori, incontrandoli nelle scuole, nei nidi, nelle librerie e nelle biblioteche, forse questo ha avvicinato la sua arte al loro mondo. Nei suoi racconti emerge spesso il dialogo filosofico sui principi dell’alterità e della relazione con l’altro. Messaggi profondi scritti attraverso un linguaggio semplice e capace di arrivare al pubblico, evitando moralismi e accogliendo invece un delicato umorismo.
Cappuccetto Rosso, Sandro Natalini, EDT-Giralangolo 2019
C’era una volta una dolce bimbetta; solo a vederla le volevan tutti bene, e specialmente la nonna che non sapeva più che cosa regalarle. Una volta le regalò un cappuccetto di velluto rosso, e poiché‚ le donava tanto, ed ella non voleva portare altro, la chiamarono sempre Cappuccetto Rosso. Un giorno sua madre le disse: “Vieni, Cappuccetto Rosso, eccoti un pezzo di focaccia e una bottiglia di vino, portali alla nonna; è debole e malata e si ristorerà. Sii gentile, salutala per me, e va’ da brava senza uscire di strada, se no cadi, rompi la bottiglia e la nonna resta a mani vuote. (Fratelli Grimm)

Così inizia la fiaba di Cappuccetto Rosso nella versione dei fratelli Grimm. La bambina che porta il cestino alla nonna è la protagonista di uno dei racconti tra i più noti, scritti, rivisitati, analizzati e parodiati di sempre. Quella di Cappuccetto è una fiaba ereditata e accolta dai bambini di qualsiasi epoca. E’ “Il viaggio dell’eroe” nel suo iter più semplice, dove non mancano immagini archetipe – lupo in primis – che sottendono una profonda introspezione. L’incontro con il lupo è infatti considerato il crocevia tra l’età dell’innocenza è il diventare adulti, il passaggio essenziale, talvolta doloroso, nel percorso di vita.


Il rosso e il nero sullo sfondo bianco sono gli unici colori dell’originale progetto di Sandro Natalini, tra le novità presentate dalla casa editrice EDT-Giralangolo alla Bologna Children’s Book Fair 2019 ed ora tra i finalisti del Premio Andersen come Miglior Libro Fatto ad Arte. L’autore ripercorre il famoso classico utilizzando il linguaggio intuitivo dei pittogrammi. Il racconto, ispirato alle versioni più diffuse, è illustrato attraverso simboli simili alla grafica della segnaletica.
Questi si susseguono lungo tutta la costruzione narrativa e invogliano il piccolo lettore a raccontare e raccontarsi la fiaba in maniera spontanea e autonoma. La lettura procede lungo una stradina nera. Incontriamo le ambientazioni, i personaggi e le dinamiche della storia. Leggere diventa un percorso accessibile, in grado di appoggiare la fantasia e le associazioni di pensiero del bambino/a. Un libro fruibile per sostenere l’avvicinamento alla lettura dei bambini che non sanno ancora leggere o che presentano deficit nello sviluppo cognitivo e del linguaggio.
Il libro è un leporello. Le pagine si piegano a fisarmonica e si stendono per oltre due metri e mezzo. Il “C’era una volta” dell’inizio, alcune onomatopee e il finale “…e vissero tutti felici e contenti!” sono le uniche forme alfabetiche presenti. Lo abbiamo letto in anteprima. Abbiamo letteralmente giocato intorno alla stradina che attraversa il bosco, seguendo la piccola Cappuccetto Rosso che strizza l’occhio in copertina.