Quale può essere la casa ideale per un bambino? Quale per una mamma? Ci sono molte cose di cui tener conto, soprattutto quando si è distanti dal proprio paese di origine. La casa che la mamma vorrebbe, racconta un piccolo narratore mentre disegna con i pastelli colorati, non deve essere troppo grande, deve essere fresca d’estate, calda d’inverno e, possibilmente, vicina al centro cittadino. Sarebbe bello avere un giardino, conversa la mamma con il papà, così potremmo tenere un gatto. Sarebbe bello anche avere il mare davanti e le montagne dietro. Mentre i genitori discutono sui vari dettagli, il figlio ascolta, immagina e disegna. Parlano dei vicini di casa, i toni si accendono, non è facile trovare vicini affettuosi in un paese straniero.


Anche se non viene mai esplicitato tra le righe del testo, il racconto parla di una famiglia di migranti. Mamma e papà discutono. I toni mutano continuamente, influenzati dalle emozioni, dalla speranza e dalla fatica. Dialogano sulla casa. Quella che cercano in un luogo lontano dalle loro origini. Hanno già vissuto nel paese straniero. Si deduce che oltre al conforto di una casa, auspicano a una maggior integrazione. Il figlio è lì, tra loro. Ascolta i tanti pensieri formulati dai grandi, accomodandoli in un linguaggio per lui comprensibile. É lui il narratore del racconto di Guia Risari, autrice attenta a dar voce a coloro che più rischiano l’esclusione sociale.

Il bambino riflette quei pensieri. Nel frattempo progetta la casa dei sogni. La casa sognata dalla sua mamma. Armato di pastelli, produce numerosi architetture, arricchite di fantastici dettagli. Il tratto di Massimiliano Di Lauro, illustratore del libro, interpreta egregiamente la fantasia del bambino.
La situazione drammatica è dolcemente sottesa. È riletta dallo stesso bambino che, come i suoi coetanei, altro non vorrebbe che un gatto, un giardino e un grosso scivolo montato intorno alle mura esterne. La casa, infondo, ha valore universale.