Quando si accorge di avere una spina nella zampa, Winston si sente il cagnolino più sfortunato del mondo. Del resto cosa può esserci di peggio? Così s’incammina mogio mogio verso il veterinario, ripetendo senza sosta il suo monologo auto-commiserativo e petulante. Anche quando, lungo il tragitto, incontra gli amici, non distoglie l’attenzione dal suo problema. Mostra con orgoglio la spina nella zampa, quasi fosse una ferita di guerra, poi fila dritto senza accorgersi di ciò che succede alle sue spalle. Gli altri cani, infatti, finiscono in guai ben più gravi del suo: il collare di Argus resta impigliato in un magnete che lo porta tra i rottami dello sfascia-carrozze, Rex scivola nel camion dell’immondizia, Bert viene punto da uno sciame di api e Sophie si trova fra i più feroci animali dello zoo. Ad un tratto Winston si rende finalmente conto che la spina è andata via da sola. Su di lui torna il sereno ma un nuovo dramma compare all’orizzonte: ha un dentino che balla! E’ il caso di continuare la strada per il veterinario. Ed ecco che in ambulatorio c’è già una lunga fila in attesa di cure.

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Quando mio figlio aveva circa un paio di anni si è procurato una delle sue prime ferite al ginocchio. Zoppicava come se quel minuscolo graffietto fosse altamente disabilitante e, se qualcuno gli chiedeva notizie in merito alla sua bua, riprendeva l’andatura claudicante, forse per rivivere le coccole post-caduta. Se per noi il suo atteggiamento era buffo e divertente, per lui quell’esperienza aveva avuto un significato certamente più profondo. Aveva appreso qualcosa sullo stato d’incolumità del proprio corpo, sul ricevere le attenzioni e le rassicurazioni dopo aver provato un, seppur minimo, dolore.

Nel leggere la storia del cagnolino Winston è molto probabile che i bambini piccoli s’immedesimino nella “sofferenza” provocata dalla spina che si è conficcata nella zampa del protagonista. “Certo che deve fare proprio male”, penseranno. Il piagnisteo di Winston arriva dritto alla loro sorprendente attitudine all’empatia.

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Durante la lettura sarà dunque il lettore ad alta voce a invitare il piccolo ascoltatore a rivolgere il proprio sguardo sugli altri personaggi, a porre l’attenzione sulle loro disavventure e sul fatto che Winston, preso dal suo problema, non si accorge di ciò che succede intorno a lui. Alcune domande favoriscono la comprensione del messaggio velato da questo divertente racconto: Cosa fa più male? Cos’è più grave? Winston poteva aiutare i suoi amici? Nel sottolineare ciò che succede agli amici di Winston si può esagerare, per contrasto, il tono di autocommiserazione del protagonista quando esclama: “Sono proprio sfortunato. Capitano sempre tutte a me.” Nell’atteggiamento di Winston scoviamo un bisogno profondo, ovvero quello di ricevere attenzione da chi ci circonda.

I bambini possono ritrovarsi in questo sentimento che di per sé non ha nulla di sbagliato. Il passaggio importante che offre il racconto sta nell’importanza di porre attenzione al prossimo. Così come vogliamo essere presi in considerazione, dobbiamo avere cura di chi ci sta intorno, in quanto anche gli altri potrebbero sentire il nostro medesimo bisogno. Una lettura dialogata può concludersi con alcune domande da rivolgere ai bambini: “Vi è mai capitato di vedere un bambino in difficoltà e di fare qualcosa per aiutarlo?”, “Siete stati aiutati quando eravate voi in difficoltà?”.

“Povero Winston!” è un racconto molto divertente da leggere. E’ dinamico, ricco di suoni e rumori che ricordano i cartoons e di spassose frasi che si ripetono e che rischiano di diventare dei veri tormentoni!
Provate a leggere “Non c’è niente di peggio di una spina nella zampa!” con accento inglese, in stile  Stanlio e Ollio (magari anche un pizzico vanitoso). La narrazione prenderà una piega davvero esilarante. Allo stesso modo è possibile caratterizzare la voce di ogni personaggio. Ad esempio, Angus ha un timbro basso e rauco, Rex ha il vocione grosso, Bert acuto e graffiato e Sophie ha la voce squillante e femminile.

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Il racconto, scritto dall’autrice inglese Pamela Duncan Edwards, è illustrato da Benji Davies, un giovane artista londinese molto apprezzato anche in Italia non solo come disegnatore ma anche come autore. Ormai riconosciamo a prima vista il suo tratto e le sue vivide e dettagliate tavole. Con il libro “Sulla collina“, Davies ha vinto il premio Nati per Leggere e il Premio Andersen 2016.

Nel racconto gli autori giocano con le preoccupazioni esagerate del protagonista, combinando espressioni facciali a quelle narrative. Lo stato d’animo e il carattere del lamentoso cagnolino, rappresentato in un quadro ben delineato e comprensibile, è arricchito da un tocco di comicità, degna del sottile umorismo inglese, che rende questo libro davvero imperdibile. Le ambientazioni cittadine, realistiche e incantevoli, regalano un’atmosfera londinese piena di dettagli e di particolari da scoprire pagina dopo pagina. Una deliziosa chicca apre e chiude il libro (stampato in formato morbido, stile quaderno): due pagine di sketch di cani e cagnolini disegnati da Benji Davies.