Sul fondo dello stagno nuotava Tad, una minuscola quasi-rana. Era la più piccola dei fratellini e impiegava tutta la sua energia per stare al passo con gli altri girini. Non poteva assolutamente permettersi di perderli. Si diceva che Big Blub, un grosso e malvagio pesce ghiotto di girini, si aggirasse sul fangoso fondale. Seppure Tad non volesse credere alla sua esistenza, preferiva di gran lunga rimanere nella parte alta dell’acqua.
Giorno dopo giorno era in atto la lenta metamorfosi dei girini. Per Tad la transizione sembrava essere più lunga: le era ancora rimasta la coda quando i suoi fratelli già l’avevano persa.
Le notti nello stagno erano buie e lunghe. I girini dormivano uno accanto all’altro, avvolti in una grande foglia. Ad un certo punto Tad fece una terribile scoperta: ogni mattino mancava qualche fratellino all’appello. Successe che rimasero in tre, poi in due e infine solo lei. Rimasta sola, cercava i migliori nascondigli, tra sassi e cespugli, per non finire nella pancia del vecchio pesce. Era una quasi-rana molto intelligente, Tad. Quando l’insaziabile predatore la trovò, Tad si mise a nuotare più svelta che mai, finché fece un balzo oltre il pelo dell’acqua. Big Blub sprofondò nel fango, Tad era finalmente salva. Appoggiata ad un sasso, fuori dall’acqua, si accorse di essere ormai diventata una rana.




Il nuovo appassionate racconto di Benji Davies ha una tenera e super minuscola protagonista. Un girino al femminile. Una “girina”, direi, arguta, vivace e premurosa. Un’infante anfibio che, paragonata ai suoi coetanei, ha tempi evolutivi molto lenti, piuttosto pigri. Ma qui si direbbe che ogni “girino” ha i suoi di tempi. Un albo pieno di sfumature suggerite al lettore dai colori delle tavole e dai significati sottesi. La storia di Tad è (anche) uno spettacolo naturalistico dove narrazione e illustrazioni mostrano ai piccoli lettori il percorso di mutazione da larva-girino a rana. È una vera e propria “doppia vita” quella di questo animale che nasce acquatico e diventa terrestre.
La storia di Tad è anche una metafora della vita, dell’evoluzione, dei pericoli, della speranza, della voglia di farcela e, soprattutto, della volontà di credere in se stessi. Durante il racconto c’è un’interessante alternanza di luci e tenebre, di spensieratezza e preoccupazione. Tad è l’unica del gruppo a sopravvivere al grande pesce. Proprio lei che è la più piccola, la più lenta, la più indietro. Ha capito come guardarsi intorno, come osservare, come diventare scaltri. Raccoglie tutte le sue forze per compiere il primo salvifico balzo. Tad alla fine diventa adulta.
Grazie alla casa editrice EDT ho scoperto le colorate e appassionanti storie dell’inglese Benji Davies (trovate le diverse recensioni dei suoi libri tra le pagine del blog).