Come si può dire a un bambino del tumore del genitore? Un racconto prezioso per dialogare con i bambini sui momenti difficili.

Ci sono molte madri coinvolte in questa dolorosa battaglia. Sono donne che combattono con tutta la loro forza per rimanere in vita, passando momenti che richiedono un coraggio davvero immane. Vogliono guarire. Non possono lasciare i loro cari e, soprattutto i loro figli, da soli. La notizia della malattia arriva come uno tsunami addosso a chi la riceve. Cambia profondamente il senso della propria esistenza. Quando si è genitori la paura si moltiplica. Le preoccupazioni modificano inevitabilmente l’atmosfera famigliare. Da quel momento in poi è impossibile dare qualsiasi cosa per scontato. Anche il percorso di cura richiede un forte stravolgimento degli equilibri domestici.

In tutto questo si vorrebbero lasciare fuori i bambini. Il loro unico diritto dovrebbe essere quello di vivere pienamente la spensieratezza dell’infanzia, dando per certo che la loro mamma sarà lì con loro per tanto tempo. Come si può comunicare una notizia del genere?

Partiamo dalla consapevolezza che il non dire nulla ai bambini non è mai la scelta da fare. Per quanto piccoli, sono in grado di “sentire”. Percepiscono i molteplici non detti e gli stati d’animo degli adulti. In assenza di qualcuno che si fermi a spiegargli ciò che sta accadendo, creeranno dei vuoti dentro di loro. É necessario trovare le parole adeguate, che tengano conto della loro età, del loro diritto alla sincerità ed anche del loro diritto alla rassicurazione. É necessario trovare il modo per permettergli di stare accanto alla loro mamma o al familiare che è intento a combattere questa grave battaglia.

la-mamma-e-il-drago

Le fiabe sono un grande aiuto. Riescono a raccontare gli aspetti più duri della vita e, nello stesso tempo, danno la sensazione che questi siano in qualche modo affrontabili e superabili. Da questo, il racconto di Isabella Paglia offre le parole per descrivere ai piccoli lettori un tema tanto complesso, quello del cancro al seno. L’autrice costruisce la narrazione ponendola in analogia con quella dei personaggi classici che nei racconti cavallereschi sono impegnati a sconfiggere i pericolosi draghi che abitano abusivamente i castelli.

Il drago rappresenta il tumore da combattere, è un Drago Mangiatempo. Appare nella grafica del racconto come un lungo serpente alato con lo sguardo completamente vuoto. Le tavole sono di Francesca Corso, giovane artista specializzata presso la scuola di illustrazione Ars in Fabula. Il suo stile è caratterizzato da un tratto sfumato e nebuloso.

La mamma si prepara a combattere il drago. Lo racconta il figlio, la voce narrante dell’albo. Ripercorre i vari momenti della malattia, riconducendoli uno alla volta alla metafora iniziale. Il tempo delle cure (o della battaglia) è scandito dallo scorrere delle stagioni. D’estate, una cicatrice sul cuore è il graffio provocato dagli artigli del drago. Arriva l’autunno e i capelli, come le foglie, cadono. Senza i capelli davanti agli occhi sarà più facile combattere. La mamma diventa un coraggioso corsaro indossando un foulard sulla testa. D’inverno la mamma è più stanca ma per fortuna il drago sembra scomparso. Arriva infine, come sempre, la primavera, il simbolo della rinascita. La mamma è guarita (ha sconfitto il drago).

mamma e il drago

La storia di questa mamma guerriera nasce da un’esigenza personale dell’autrice e si sviluppa con la supervisione di un team di psicologhe e di Elena Zighetti, neuropsicomotricista e psicopedagogista impegnata, da oltre vent’anni, nelle problematiche relative all’età evolutiva.

Il racconto è inserito nella collana “Album illustrati- Parliamone insieme” dell’editore ed è un lavoro particolarmente attento, realizzato con molta cura e sensibilità. Il libro offre un supporto alle famiglie che si trovano ad affrontare un’esperienza simile a quella narrata e che sentono la necessità di dialogarne insieme.

Alla fine della narrazione ci sono alcune pagine di approfondimento dedicate agli adulti. La biografia di Charlotte Haley, la donna che nel 1991 realizzò in casa i nastri color pesca (diventati un simbolo) per raccogliere fondi da destinare alla prevenzione al cancro al seno. A questa segue una piccola guida-supporto per le famiglie, scritta da Elena Zighetti. In queste pagine si ritrovano i riferimenti, citati nel racconto fantastico sulla storia del drago, ai diversi momenti della malattia, al distacco tra la mamma e i propri figli durante il periodo della terapia, ai cambiamenti di umore, alla stanchezza, al necessario sentimento di speranza.

“É importante…

… rispondere con chiarezza alle domande del bambino. L’adulto non deve mai tirarsi indietro nel rispondere alle domande poste, assicurandosi, però, di dare risposte adeguate all’età.”

cancro genitore

Nei giorni in cui l’autrice mi ha scritto per presentarmi questo suo importante lavoro, stavo iniziando a leggere il libro di Tiziano Terzani. Ho pensato di concludere la recensione lasciandovi una citazione del giornalista, tratta proprio da “Un altro giro di giostra”, un saggio molto vicino al tema raccontato.

“Vivo ora, qui, con la sensazione che l’universo è straordinario, che niente ci succede per caso e che la vita è una continua scoperta. E io sono particolarmente fortunato perché, ora più che mai, ogni giorno è davvero un altro giro di giostra.“

T. Terzani