Quella mattina mamma pinguino era talmente arrabbiata che, con un urlo fortissimo, aveva mandato il figlioletto in mille pezzi. Del piccolo pinguino erano rimaste solamente le zampe. L’urlo della sua mamma, come un vento furioso, aveva spazzato lontano ogni sua parte. Il piccolo voleva cercarsi ma siccome i suoi occhi erano volati in alto nel cielo, non poteva vedere le parti di sé. Il corpo era finito in mare, le ali nella giungla, il becco sui monti e il culetto in città. Le zampe correvano, correvano incessantemente per tentare di ritrovare e recuperare quanto più possibile. Per fortuna, qualcun altro era andato alla ricerca dei pezzi dispersi. La mamma, proprio lei. Non più arrabbiata, aveva iniziato a recuperare e ricucire tutto.

“Urlo di mamma” è una storia profonda e densa di significato che racconta ai piccoli lettori le emozioni provate dagli adulti. Perché lo sappiamo, i bambini ogni tanto fanno proprio perdere la pazienza; non necessariamente per un grosso motivo. Succede magari quando strillano, saltellano, toccano ciò che non devono, dicono di no… Quando i grandi, ormai assuefatti dalla stanchezza di un’intera giornata, si trovano privi di risorse e di energie. Com’è facile, allora, immedesimarsi in questa mamma pinguino che ha urlato così forte. Com’è semplice comprendere che, quell’urlo, altro non è se non il bisogno di sfogare una frustrazione legata al fatto di non riuscire, in quel determinato momento, ad accogliere la vitalità dell’infanzia. Ma questo racconto fa ancora dell’altro: lancia un messaggio anche agli stessi adulti.

Sapete cosa succede alle emozioni di un bambino quando, come un fulmine a ciel sereno, piomba su di lui un’impetuosa reazione di collera? È un istante in cui tutto si cristallizza, anche l’affetto. La certezza di essere amato si frantuma in mille pezzi finché, quell’adulto per lui speciale, non riprende in mano la situazione e, con un abbraccio, con le parole che confortano, “ricuce” il turbamento emotivo.

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La fine del racconto suggerisce al lettore un’ultima chiave per la lettura delle emozioni. La mamma, in effetti, chiede scusa al piccolo per la reazione eccessiva ma non per l’emozione provata. La frase “Scusa se ho urlato così forte”, al posto di “Scusa se mi sono arrabbiata” pone l’accento sul fatto che le emozioni non dovrebbero essere negate ma mediate. Permettere loro di esistere, riconoscerle e imparare a gestirle è la strada da percorrere per accogliere e tutelare l’integrità emotiva del bambino.

Poiché l’urlo non è solo di mamma, il racconto può essere letto da chiunque, diventando, così, urlo di papà, di nonno, di nonna, di zia, di zio, di maestra e così via. I pinguini illustrati da Jutta Bauer non presentano tratti o particolari che contraddistinguono uno o l’altro genere.
Per la lettura animata consiglio di inserire le giuste pause nel testo. Le frasi sono brevi ma piene di significato e di sospiro. Il bambino ne rimane colpito ed è attento ad osservare i luoghi in cui sono finite le parti del corpo del pinguino. Arricchiscono la lettura: l’imitazione dell’urlo della mamma fatta a bocca spalancata e il rumore delle zampe che corrono.

Al nido o alla scuola dell’infanzia la lettura di quest’albo illustrato può proseguire nelle attività dedicate, previste nei progetti sull’educazione alle emozioni. Il piccolo pinguino (figlio) può essere riprodotto nei singoli pezzi del suo corpo. I bambini possono giocare a scomporlo e riunirlo con le sagome provviste di velcro o di fermacampioni. Da provare!