Quella notte un angelo appare in sogno ai due pastori delle montagne per comunicar loro un messaggio. Avrebbero dovuto seguire una stella, lungo un viaggio che li avrebbe condotti a conoscere il più grande desiderio. Ha così inizio un pellegrinaggio ricco di passi, incontri ed emozioni. Un percorso introspettivo durante il quale sorgeranno domande e riflessioni, fino al raggiungimento della meta.
Un albo incantevole, immancabile tra le letture di questo Natale. L’autrice Chiara Lossani e l’illustratrice Bimba Landmann, nell’intervista dedicata al libro, ci portano dietro le quinte di questo splendido lavoro.

Intervista alle autrici

Il primo e premiato “Abar e Babir” è del 1996, un libro che ha quindi una lunga storia?

“Il viaggio di Abar e Babir” è stato pubblicato nel 1996, primo libro di una collana, l’Orsa Maggiore, in cui la casa editrice Arka intendeva proporre testi di narrativa di autori italiani per la fascia d’età +7.
Era un testo narrativo piuttosto lungo, corredato dalle belle illustrazioni di Bimba Landmann, che si proponeva ai bambini che già sapevano leggere in maniera autonoma o che comunque avevano già un approccio alla lettura. Il libro – che ricevette subito una menzione speciale al premio Castello di Sanguinetto e più recentemente il premio città di Cefalù per l’illustrazione (video prodotto in quell’occasione) – fu molto bene accolto dalla critica e dai lettori. Lo presentai in molte scuole e biblioteche, anche a bambini di prima e seconda della scuola primaria. Il tema dei desideri piacque molto, era una maniera per avvicinare i bambini al loro mondo interiore, per esprimerlo. Ricordo tanti desideri espressi dai bambini, alcuni molto emozionanti, che coglievano le loro difficoltà ma anche quel mondo fantastico di cui sono ricchi.
Col tempo, “Il viaggio di Abar e Babir” è diventato un piccolo classico del Natale, perciò, alcuni mesi fa, l’editore ci ha proposto una nuova pubblicazione in versione albo illustrato, in cui il testo è stato asciugato e reso più semplice, e viene dato maggior risalto alle illustrazioni, con alcune nuove aggiunte. Anche il titolo è cambiato ed è diventato: “Abar e Babir, il viaggio dei desideri”, che ci sembrava valorizzasse meglio l’aspetto del conoscere i propri desideri veri, così importante oggi.
Il gioco del proprio desiderio più importante continua anche con i bambini di oggi, e negli incontri che abbiamo fatto in questi giorni emerge il desiderio di famiglia, di genitori presenti, di amici, molto più che in passato. I bambini desiderano anche le letture fatte insieme con i genitori alla sera. Molti di loro non vivono questo momento così fondamentale della giornata, e ce ne hanno espresso il bisogno. Un desiderio su cui meditare, no?

Assolutamente, un desiderio che dovremmo poter esaudire.
Ho scoperto che il racconto ha avuto una versione teatrale rappresentata dalla compagnia Stage Photography, come è nata questa esperienza?

Dalle mie storie sono stati tratti molti spettacoli teatrali (l’ultimo a Città del Messico qualche mese fa, tratto dal “Icaro nel cuore di Dedalo”, ma anche nella prestigiosa rassegna estiva di teatro contemporaneo ad Avignon l’anno scorso con “La nascita delle stagioni”).
La storia di Abar e Babir si presta molto alla teatralizzazione per la presenza di tanti dialoghi tra i pastori e i personaggi che incontrano nel viaggio.
Tratti dalla prima versione del libro, personalmente ho assistito ad almeno sei rappresentazioni fatte nelle scuole dai bambini sotto la guida degli insegnanti, e so che altre ne sono state proposte. Tutte molto significative. La più solenne fu presso la cattedrale di Magenta (Milano) nella notte della vigilia, con centinaia di persone ad assistere. Una grande emozione per me ma anche per gli spettatori.
Stefania Mariani, attrice di Stage Photography (compagnia teatrale di Ascona, vicino a Locarno) lesse il libro nella prima versione alcuni anni fa e se ne innamorò. Ne scrisse una versione teatrale rispettando il mio testo e poi sottoponendomela (lei è una persona straordinaria, entusiasta e corretta). Già da alcune stagioni propone il suo spettacolo anche in Teatri importanti (Il Foce di Lugano, oppure a Locarno, Chiasso…) rinnovando l’appuntamento con i due pastori e i desideri.
Sono andata diverse volte a vederla, ed è inimmaginabile l’emozione che provo nell’incontrare, vivi, i personaggi che ho immaginato. Stefania è bravissima! Insieme a un musicista sassofonista, sa creare un’atmosfera meravigliosa di calore, di sorpresa, di magia e verità allo stesso tempo. Lo spettacolo è stato rappresentato pochi giorni fa a Vira (Locarno) e ha avuto un grande successo di pubblico.

Tra i tuoi libri si incontrano protagonisti diversi, bambini nati in luoghi dove l’infanzia è negata, versioni di fiabe, classici, racconti mitici, vita di artisti e di personaggi storici caratterizzati da una forte umanità. Com’è nata l’idea di scrivere un racconto “intorno” all’avvento? Solo nelle ultime pagine s’intravede il richiamo al cristianesimo. È una lettura legata alla religione o semplicemente ispirata da questa ma con un messaggio di tipo laico?

In realtà l’idea è nata dalla mia esigenza (stavo per scrivere “desiderio”) di raccontare una storia sui desideri. Cosa sono i desideri? Perché abbiamo la necessità di esprimerli? Da dove vengono? Mi facevo queste domande e intanto aspettavo l’occasione per scrivere, come faccio sempre con le mie storie.
In quei giorni, come direttrice di una biblioteca pubblica stavo presentando una mostra di ex libris sulle tematiche natalizie quando scorsi i due pastori in cammino, raffigurati in un piccolo ex libris. Mi parlarono subito, e fu un attimo coinvolgerli nella mia fantasia, immaginarne le voci, i pensieri, le esperienze…
La storia che ho scritto si conclude nel presepe, ma io non volevo scrivere una storia religiosa. Piuttosto una storia introspettiva, una ricerca-non ricerca di due personaggi emblematici (un vecchio e un bambino) che scavano in se stessi, e che sono semplici, puri e hanno il coraggio di seguire strade nuove e anche difficili per chi è abituato a stare in montagna soltanto. Il coraggio di guardare fuori e dentro di sé, aprendosi ai desideri degli altri, ad accogliere tutti i desideri propri e altrui come importanti.
Quando incontro i bambini dico loro che vanno tutti bene, tutti ci parlano di noi (come i sogni, dice Abar) e ci raccontano chi siamo. E solo se sappiamo chi siamo e cosa vogliamo veramente possiamo essere felici. Credo sia importante per bambini e adulti capire le proprie priorità, per vivere più sereni e fare le scelte giuste. I bambini (ma so che qualcuno non ci crederà) capiscono benissimo questi discorsi e aderiscono subito al gioco dei desideri.
Ma anche gli adulti possono partecipare… Ho un ricordo di mia madre, persona semplice purtroppo scomparsa in questi giorni, che quando lo lesse mi disse che le era piaciuto molto esprimere insieme ad Abar e a Babir i suoi desideri durante il viaggio. Ecco, so che questo accade a tutti i miei lettori, grandi e piccoli.
I pastori tornano sulle montagne, questo lo si capisce alla fine, e ci tornano con la consapevolezza di essere più ricchi, perché lo sguardo che il Bambino dona loro li fa sentire importanti, adesso e nelle cose passate, addirittura (dice Babir) a loro ora pare importante anche quello che faranno a casa, al ritorno, anche se non sanno ancora cosa sarà. Perciò, la valorizzazione della persona in tutti i suoi aspetti.
Ecco perché questa è sì una storia legata al Natale cristiano, perché la stella, il presepe ecc…, sono simboli che rappresentano la nostra ricchezza culturale e non è giusto negarli, ma è una storia che appartiene anche al mondo dei valori universali che condividiamo con l’umanità intera. E dunque è una storia che non si rivolge solo ai cristiani, ma a tutti.

Bimba Landmann, fra i tuoi maestri emerge il nome di Štěpán Zavřel, del quale, in un precedente articolo, ho descritto “Il flauto del pastore”. Le tue illustrazioni richiamano atmosfere fiabesche, di altri tempi, da “Mille e una notte“. Come nel tuo “Ulisse” proponi uno stile dal sapore antico. Come nascono le tavole di questo libro e l’idea delle miniature in cima al paragrafo?

Quando ero una bambina mi innamorai dei libri miniati, visti nel Museo del convento di San Marco, a Firenze. Fu una vera e propria folgorazione, dalla quale nacque un desiderio incontenibile. E così cominciai a riempire quaderni grandi e quaderni piccoli con le mie storie illustrate. Era impossibile raggiungere quell’oro e quella profondità di blu che avevo visto e percepito nei libri miniati… Ma tutto il mio essere tendeva a raggiungerli come fossero un mondo fantastico al quale tornare.
Quando conobbi Štěpán Zavřel, trovai nuovamente dentro alla sua magica casa, quelle profondità. Si mischiavano al profumo del fuoco del cammino, alle sue storie narrate con voce profonda, alla magia della vita accanto a lui. Lì ritrovai intatti quei colori: oro e blu profondo.
Imparai moltissimo da lui e soprattutto, fui finalmente a casa.
Ora so che i luoghi che disegno appartengono a quel mondo lontano. Sono i miei Sogni.
Le immagini del libro “Abar e Babir, il viaggio dei desideri” nascono da un profondo innamoramento del testo di Chiara Lossani. La profondità i misteri e il linguaggio di questo testo appartengono al mio modo di percepire e sentire il mondo. C’è un luogo dove nasce la Poesia ed è lì che cerco le mie immagini. Senza spiegazioni senza ragioni. Mi piace lasciare fluire le immagini da quel luogo segreto che tutti noi abitiamo dentro.
In quel luogo abitano anche le opere d’Arte che ho guardato, ascoltato, toccato, letto. Sono l’humus dal quale germoglia tutto il mio creare.