Nell’intervista dello scorso 16 febbraio (puoi leggerla qui) l’editore Valentina Mai ha annunciato l’uscita in primavera del formato silent di quella che è considerata l’opera più importante di Hemingway. Sto parlando ovviamente di “Il vecchio e il mare“, il romanzo che lo scrittore e giornalista statunitense scrisse a Cuba dopo la seconda guerra mondiale e che è stato recentemente riproposto in veste illustrata nell’opera di Isabella Labate. Questa è apparsa per la prima volta (con versione ridotta del testo) per Grimm Press.
L’albo illustrato pubblicato da Kite Editore sarà disponibile in libreria a partire dal prossimo 25 marzo ma posso anticiparti che sarà uno straordinario dono per tutti coloro che amano immergersi nei classici della letteratura internazionale.
Cara Ester, ecco, come già detto il silent book di “Il vecchio e il mare“, il celebre romanzo breve con il quale Ernest Hemingway vinse il premio Pulitzer nel 1953 e a seguire poi il premio Nobel per la letteratura nel 1954. Isabella Labate ne propone una versione senza parole, composta da sole immagini, che riesce però incredibilmente a restituire la magia assoluta di quel racconto. Nel silenzio delle sue tavole sembra di sentire il rumore dell’acqua e dei pesci che la solcano, e tra loro del marlin, più lungo di un metro e mezzo rispetto alla barca del vecchio pescatore Santiago (alcuni critici hanno interpretato il grande pesce sommerso come il male oscuro, il sole nero, la depressione con cui Ernest Hemingway combatté per tutta la seconda parte della sua vita, fino ad arrivare al suicidio che lo scrittore compì una mattina, nel 1961, sparandosi un colpo di fucile in bocca).
Giulia Belloni, scrittrice ed editor Kite
Appena ricevuta l’anteprima ho sfogliato avidamente le tavole di Isabella Labate, poi, non ho potuto fare a meno di riprendere in mano il racconto originale. Probabilmente l’avevo letto poco più che adolescente, ancora troppo “acerba” per poterne cogliere il messaggio esistenziale velato dalla vicenda marinaresca; tanto capace oggi di sorprendermi in pieno. Se sei arrivato a questo punto dell’articolo e non hai mai letto “Il vecchio e il mare” o i tuoi ricordi sono troppo sbiaditi, ti consiglio di fermarti, di salvare questa pagina, di procurare il romanzo e il silent e, infine, di fare ritorno qui subito dopo aver conosciuto le due narrazioni… ossia appena potrai considerarti immune allo spoiler!
Le illustrazioni di Isabella Labate sono rivelatrici della vicenda narrata nel romanzo. Catturano la trama come farebbero degli scatti fotografici presi sul posto. I ritratti dell’artista hanno il potere di cogliere in egual modo la bellezza e il disagio provocati dalla luce del giorno o dal buio notturno così come vengono descritti da Hemingway quando conduce il lettore in prossimità di quel che prova il vecchio Santiago (il protagonista) nell’esperienza in mare aperto.
Aggiungo una singola tavola dell’albo che mi pare racconti il testo del famoso scrittore anche meglio di come possono fare le parole e la copertina che abbiamo scelto (la tavola aggiunta mi sembra “superba”).
Giulia Belloni, scrittrice ed editor Kite

A riguardo di “Il vecchio e il mare“, Hemingway dichiarò di aver seguito il principio dell’iceberg, un metodo di scrittura che consiste nell’omettere alcuni passaggi (comunque noti a chi scrive così da non creare vuoti nella narrazione) e portare alla luce soltanto ciò che si sceglie di fare emergere nel dialogo con il lettore. Intervistato nel 1952 per Paris Review, Hemingway spiegò come il romanzo avrebbe potuto essere molto più lungo se avesse, ad esempio, descritto ciascun abitante del villaggio dei pescatori. Decise invece di togliere tutto ciò che non riguardava un’esperienza diretta del protagonista. In origine, il racconto doveva apparire in un’opera più ampia (“Il libro del mare”) che non riuscì a compiersi. Fu pubblicato separatamente ed ebbe da subito un grande successo.
“Il vecchio e il mare” è spesso rapportato al romanzo “Moby Dick” di Herman Melville ma il tema centrale delle due opere ha davvero pochi punti in comune. Nel romanzo di Hemingway si evince la forte connessione tra l’uomo e la natura e viene più volte sottolineata la facoltà di quest’ultima di poter essere sorella e nemica allo stesso tempo.
Santiago è un vecchio pescatore, esperto e temprato, anche se ormai segnato dal tempo, dalla povertà e dalla durezza della vita in mare. «Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce. Nei primi quaranta giorni lo aveva accompagnato un ragazzo, ma dopo quaranta giorni passati senza che prendesse neanche un pesce, i genitori del ragazzo gli avevano detto che il vecchio ormai era decisamente e definitivamente salao, che è la peggior forma di sfortuna, e il ragazzo li aveva ubbiditi andando in un’altra barca che prese tre bei pesci nella prima settimana.»
Il ragazzo citato nell’incipit è Manolin. Il vecchio pescatore lo portava con sé, come garzone, da quando aveva solamente cinque anni. Nonostante questa costretta separazione, il ragazzo gli rimarrà sempre accanto e gli sarà oltremodo riconoscente. Gli riserverà lo stesso affetto e premura di un figlio.

Santiago è in mare aperto nel suo ennesimo tentativo di pesca di quei mesi sfortunati. All’improvviso un gigantesco marlin abbocca al suo amo iniziando a trainare la barca sempre più a largo. Da questo punto il racconto si concentra su tre interlocutori principali: l’uomo, i suoi pensieri e il grande pesce da sconfiggere. Il lettore ascolta la straordinaria dimensione filosofica che, a ogni nuovo passaggio, si compone di domande primordiali sul senso dell’esistenza, sui rapporti tra l’uomo e le altre creature terrestri, sul valore della natura (così capace di essere meravigliosa e crudele), sull’abilità di adattamento e di resilienza di un vecchio uomo che non vuole fallire l’impresa seppur cerca in ciò che accade, nella sua semplicità di pensiero, un senso più profondo di quello dato a vedere.
La storia di Santiago è significativa in merito alle riflessioni sul significato di percorso e di risultato che comunemente riguarda anche le nostre vite. Tutto ciò che il pescatore aveva fatto fino a quel momento – la sua esperienza, le lunghe attese, il rispetto dei tempi lenti della natura… – gli era di certo tornato utile per riuscire in quell’avventura davanti alla quale restò determinato fino all’ultimo momento, fino al raggiungimento della riva.
Ero molto tentata di riportare in questo articolo le parti del romanzo che ho sottolineato mentre lo leggevo, soprattutto quelle corrispondenti ai punti della narrazione richiamati nelle illustrazioni di Isabella Labate. Ho poi deciso di lasciarti il piacere della personale scoperta di tutte le emozioni offerte dalla lettura. Ad ogni modo, se lo vorrai, puoi scrivere qui sotto i passaggi che ti hanno emozionato per condividerli con altri lettori.
Ah, dimenticavo! Come in tutte le edizioni Kite, non perderti l’appuntamento con la frase sulla quarta di copertina.
In quarta di copertina puoi leggere la frase che abbiamo scelto per trasferire la capacità dello scrittore di cogliere tutto quello che la vita può darci anche quando non siamo capaci di capirlo.
Giulia Belloni, Kite