Un silent book sulla forza della gentilezza e della rivoluzione non violenta. Un albo illustrato decisamente disarmante.

Fiore che spunti dal muro screpolato
Io ti colgo dalla fessura
Ti tengo qui, la radice e tutto, nella mia mano
Piccolo fiore – ma se potrò capire
ciò che sei, la radice e tutto, e tutto in tutto,
saprò che cosa sono Dio e l’uomo.

Da ragazza questa poesia mi piaceva molto. I versi del poeta inglese Alfred Tennyson riescono a comprendere la vulnerabilità e la forza di un qualsiasi fiore. Con quanta facilità questo può essere strappato via dalle sue radici e con quanta caparbietà cresce lì dove il seme si è posato, anche tra le aride crepe di un muro.

fiore

18 febbraio, esce il silent book di Silvio Boselli edito da Terre di Mezzo. La narrazione proposta nell’albo, nel momento in cui si rivela, mi ha fatto ripensare alla poesia del piccolo fiore. C’è un muro (qui mastodontico), un fiore decisamente perseverante e simbolico. Ci sono le crepe in un sistema irragionevolmente coercitivo.

L’autore ci conduce in un paesaggio piuttosto arido, monocromatico e disseminato di crateri. Ci sono molte farfalle che volano raso terra, forse in cerca di fiori sui quali poggiarsi. Poi c’è questo tizio bizzarro. Non è ben chiaro cosa stia facendo ma sembra stia cercando qualcosa. Porta con sé un gambo e alcune bombolette spray. Il suo viaggio viene bruscamente interrotto dalla presenza di un’immensa e invalicabile muraglia. Allora il tizio afferra una delle sue bombolette per disegnare un fiore bianco sul muro.
Un gesto insubordinato che viene subito notato da un robusto e severo gendarme, sicuramente affamato di multe.

fiore

Il ragazzo firma la contravvenzione con il disegno del medesimo fiore, innescando l’ira del poliziotto. Ha qui inizio il surreale botta e risposta tra i due che corre lungo le tavole illustrate, sempre raccontate in modalità silent.  La comunicazione è condotta dall’intensa espressività dei personaggi.
Assistiamo quindi alla crescente e brutale forza coercitiva del poliziotto posta in contrasto alle risposte pacifiche del protagonista. Il suo atteggiamento, per quanto innocuo, riesce a disarmare l’aggressore.
Il poliziotto non troverà altro che fiori: nel portafoglio del ragazzo, nella canna della pistola quando tenta di sparare un colpo. Qui mi torna in mente la canzone pacifista de I Giganti che suonava: Mettete dei fiori nei vostri cannoni / Perché non vogliamo mai nel cielo / Molecole malate, ma note musicali che formino gli accordi / Per una ballata di pace, di pace, di pace / Tam, tam, tam (“Proposta”, 1967).

fiore

Al gendarme non resta che incatenare il ribelle. Ma, proprio quando pensa di essere riuscito a far prova della sua estrema autorità, si volta e si accorge che quel ragazzo altro non è che un innocuo fiore…

…pronto alla rivoluzione!

Un racconto incalzante, ricco di colpi di scena e di contenuti simbolici che offrono la possibilità al lettore di nutrire il pensiero e la riflessione. Assolutamente da non perdere. Sul sito della casa editrice è stata di recente pubblicata l’intervista all’autore (leggila qui).