Buongiorno, ho bisogno del vostro aiuto. Sono mamma di un bambino di 15 mesi e mezzo, molto vivace, attivo e allegro ma altrettanto caparbio e ostinato. C’è sempre stata una buona intesa tra di noi e lui ha sempre avuto un buon rapporto col cibo, ha sempre mangiato tutto in due secondi e ha sempre accettato di tutto. Da un po’ di tempo, invece, specialmente durante i pasti, facciamo delle gran “litigate”. Per esempio si ostina a non voler assaggiare le cose che gli risultano nuove e si impunta come se non gli piacessero. Io cerco di convincerlo in ogni modo, a volte gli struscio il cucchiaio sulle labbra e lui per riflesso le lecca e assaggia e dopo mangia tutto. Altre volte, presa dalla disperazione, gli ho infilato il pezzetto in bocca e dopo ha mangiato. Ovviamente nel momento in cui lo forzo si arrabbia e piange, ma poi si calma e assaggia e mangia. Fosse per lui mangerebbe sempre formaggio parmigiano, prosciutto e pasta al pomodoro, ma ovviamente non posso permettere che mangi così ogni giorno. Inoltre quando si arrabbia, spesso, sparecchia tutto ciò che è sul seggiolone con grande prepotenza e urlando forte e piangendo (o, se non è sul seggiolone e si arrabbia per altre cose, sbatte a terra ciò che ha in mano con forza, oppure si dimena dicendo no no no no no no e piangendo). Io non riesco a tollerare questo atteggiamento, è più forte di me, è un atteggiamento che mi sa di prepotenza allo stato puro e spesso, anche se so che non dovrei, mi esce l’urlo o la manata sulle mani, e dopo mi sento uno schifo. Lui non sa come gestire le sue emozioni, e io non so come gestire le sue e le mie. Così non si va da nessuna parte. Ho paura di sbagliare, di fargli del male al carattere, di ottenere il contrario di ciò che vorrei. Ma non ho idea di come devo reagire per fargli capire che non si fa, senza ricorrere a urli e altro. Ho provato anche a lasciarlo stare e non dire niente, ma lui non si calma, anzi, fa sempre peggio e alla fine io sbotto inevitabilmente. Per favore datemi un consiglio.
Per il bambino il cibo non ha soltanto una valenza legata al nutrimento ma rappresenta un’esperienza fondamentale che egli deve poter vivere in un clima sereno, comprensivo e affettuoso. Durante la crescita i bambini cambiano frequentemente idee e abitudini in fatto di alimentazione. Si pronunciano frasi del tipo: “Mangiava di più quando era più piccolo”, “Prima gli piaceva, invece ora non più”, “Sta cambiando gusti”… Questo ci aiuta a capire come nell’infanzia non ci sia mai nulla di scritto: il bambino costruisce la sua identità un po’ alla volta, misurandosi attraverso le risposte che riceve dal suo ambiente e dagli adulti che si occupano di lui.
Le emozioni che stai provando sono comprensibili. Proverò a darti una diversa chiave di lettura del comportamento di tuo figlio, apparentemente prepotente e ostinato. Intorno al quindicesimo mese di età il bambino è sufficientemente indipendente in fatto di alimentazione: è in grado di operare delle scelte, di esprimere le sue preferenze e di dire “no” oppure “si” a seconda del cibo offerto o del suo senso di fame, è attivo e volenteroso di essere autonomo. Nell’occuparci dei nostri bambini, non dobbiamo dimenticare di metterci in atteggiamento di ascolto e di fidarci della loro capacità di auto-regolarsi e di comunicare le proprie sensazioni. I piccoli percepiscono la nostra tensione o la nostra tranquillità e reagiscono di conseguenza. Nel momento in cui ti siedi a tavola con tuo figlio prova a:
- Non mostrarti troppo preoccupata;
- Non essere assillante o insistente;
- Non essere iperattiva.
Farai meno fatica se ad esempio prepari in anticipo tutto l’occorrente, mettendolo vicino a te in modo da averlo a portata di mano (bavaglia, tovaglioli, posate, piatto, tazza, bicchiere, beccuccio…). Il fatto di non doversi continuamente alzare farà la differenza sul clima del pasto.
Incoraggia il ruolo attivo del bambino in questo modo:
- Dagli un cucchiaino a disposizione. Lasciaglielo tenere anche se lo utilizza solo per agitarlo anziché per prendere il cibo. Si tratta di un’esperienza propedeutica all’acquisizione della capacità di servirsene nel modo corretto. Un po’ come se gli dicessi “Ho fiducia in te e so che presto saprai usarlo da solo”.
- Permettigli di toccare il cibo. La manipolazione diretta è un’esperienza fondamentale che il bambino ha bisogno di compiere per imparare a mangiare con piacere e competenza. Disponi davanti a lui un piattino o una scodella contenente una piccola quantità di cibo (un cucchiaino) oppure alcuni pezzettini. Sarà una grande soddisfazione vederlo diventare sempre più autonomo nel coordinare le mani.
- Consentigli di prendere i pezzi di cibo con le dita. Questo passaggio sostiene il suo desiderio di sentirsi attivo, consentendogli di non dover per forza attendere l’aiuto dell’adulto per assaggiare il cibo. Inoltre ha in tal modo la possibilità di vivere un’importante esperienza tattile.
- Attendi che sia lui a iniziare a mangiare. Quando il piatto è in tavola gli adulti sono abituati a cominciare subito ma i bambini non si comportano allo stesso modo. Prima di imboccarlo aspetta che si interessi al cibo. Attendi anche se ci vorranno alcuni minuti.
- Intervieni il meno possibile. Cito le parole di Brazelton, noto pediatra statunitense: “La maggior garanzia per non creare e per non continuare ad avere problemi alimentari è intervenire il meno possibile e lasciare fare al bambino. Lui saprà trovare sicuramente il suo equilibrio e nel contempo avrà conservato la sua indipendenza”.
- Imboccalo solo nel momento in cui dà cenno di essere pronto a ricevere dell’altro cibo (ad esempio apre la bocca). Se si volta o serra le labbra non insistere e non forzarlo. Anche se talvolta può sembrarti che alla fine accetti il cibo, in realtà, costringere un bambino a mangiare è per lui fonte di stress. Oltre a non fare altro che provocare o aumentare il suo rifiuto, così facendo si entra in un circolo vizioso dal quale diventa sempre più difficile uscirne. Bisogna superare la necessità di “riempire un vaso vuoto” per costruire un percorso di educazione alimentare che comprenda, oltre al nutrimento, anche la relazione e la scoperta.
- Stabilisci gli alimenti di un determinato pasto (primo, secondo, contorno e pane). Quando rifiuta di mangiare o assaggiare ciò che hai preparato, non concedergli cibi alternativi. Mangerà sicuramente qualcosa al successivo pasto. Abbiamo la fortuna di vivere in un contesto sociale dove la fame non rappresenta un problema di mortalità.
Tra il primo e il secondo anno di vita, il bambino impara gradualmente a mangiare senza l’aiuto dell’adulto percorrendo generalmente questa linea di esperienze: In un primo momento il bambino è prevalentemente imboccato dall’adulto. Inizia a scoprire il cibo con le mani se ha a disposizione una piccola quantità da manipolare. A poco a poco comincia a utilizzare le dita per afferrare alcuni piccoli pezzetti di cibo e portarli spontaneamente alla bocca. L’adulto offre un secondo cucchiaino al bambino. Con questo oggetto tra le mani il bambino abbozza alcuni possibili utilizzi. Pasto dopo pasto compie diversi esercizi, prove ed esperimenti: porta, in un primo momento, il cibo dal piatto al cucchiaio poi, dal cucchiaio alla bocca. In seguito, sostenuto dall’adulto, impara a usare il cucchiaio per raccogliere il cibo dal piatto e portarlo alla bocca. Al compimento del secondo anno di vita il movimento di rotazione del polso si completa, il bambino è ora perfettamente in grado di fare da solo.