Ti capita di sentirti frustrato ogni volta che i tuoi figli non ti danno ascolto? Oppure ti succede di affermare, nei loro confronti, questo tipo di affermazioni:
- “Non mi dà retta per niente”
- “Non sa ascoltare”
- S’innervosisce subito!”
L’impressione è che, salvo rari casi fortunati, la relazione genitori-figli sembra destinata a diventare conflittuale e ridondante. T’invito quindi a fermarti un attimo e a chiederti se era davvero questo che desideravi quando sei diventato/a genitore.
Premetto che non si tratta di trovare il metodo per essere un “genitore modello”. Ricorda che ciò che ti serve e ciò che ti servirà per crescere ed educare adeguatamente i tuoi figli è essere un “genitore sufficientemente buono”.
“La madre sufficientemente buona (non necessariamente la madre vera del bambino) è una madre che attivamente si adatta ai bisogni del bambino, un adattamento attivo che a poco a poco diminuisce a seconda della capacità del bambino che cresce di rendersi conto del venir meno dell’adattamento e di tollerare i risultati della frustrazione.”
Donald W. Winnicott

Più semplicemente, si tratta invece di “sbloccare” alcuni schemi di relazione e di comunicazione che probabilmente abbiamo a nostra volta ricevuto e, più o meno consapevolmente, ripetiamo nel rapporto con gli altri e con i nostri figli, trovandoci in balìa di situazioni che non riusciamo più a gestire e che, infine, ci portano lontano dall’auspicato benessere.
Forse ti sembrerà assurdo, ma sapevi che in molte situazioni i genitori non si mostrano propensi ad accettare i sentimenti dei loro figli? Accade più frequente di quanto si possa pensare. spesso inconsapevolmente. Puoi comprendere quello che voglio dirti se, quando ti trovi a relazionarti con tuo figlio o tua figlia durante un momento critico, provi ad ascoltare le tue risposte o affermazioni. Ti capita di dirgli, ad esempio, questo tipo di frasi?
- “Non c’è ragione di essere arrabbiato”
- “Non fa caldo, metti subito il cappello”
- “Come puoi avere fame? Hai appena mangiato!”
É un modo di esprimersi sicuramente molto comune nei confronti dei bambini ma, a ben riflettere, queste frasi negano al bambino la possibilità di provare o sentire quello che cerca di esprimerci e, a lungo andare, questa modalità scoraggia il loro desiderio di comunicare con noi.
La negazione dei sentimenti genera quindi la continua discussione tra gli interlocutori e la sensazione di non essere compresi. Inoltre, non insegna ai bambini a riconoscere e a gestire i propri sentimenti, le sensazioni, i bisogni o semplicemente, come detto prima, a sentirsi invogliati di riferirceli.
Quindi, se ti è successo di usare questo genere di locuzioni nel dialogo con i tuoi figli, prova ora a metterti nei loro panni e chiediti “e se mi sentissi io arrabbiato, accaldato o affamato, cosa vorrei?”
Allenati a essere tollerante nei confronti dei sentimenti dei bambini e vedrai come la vostra relazione cambierà in positivo e vi farà sentire decisamente meglio.

Prova a iniziare da qui:
- Ascolta tuo figlio/a quando ti racconta qualcosa.
- Riconosci i suoi sentimenti senza per forza fare domande, dare consigli o sminuire l’accaduto. Usa invece espressione come “Ah si!”, “Davvero?”, “Capisco”, che invitano a proseguire il dialogo senza portare al doversi difendere o giustificare.
- Dai un nome ai suoi sentimenti, “eri proprio arrabbiato…”, “mi sembri molto deluso…”
- Usa un epilogo fantastico/sorprendente che suscita il sorriso: “mi dispiace che siano finiti, sarebbe proprio bello poter avere una bacchetta magica per farli apparire, così!”
Ti sei ritrovato/a in questa situazione e vuoi approfondire la comunicazione efficace e serena con i tuoi figli attraverso una consulenza pedagogica?
>> Scopri la consulenza pedagogica <<

Ti propongo, infine, la lettura del libro “Come parlare perché i bambini ti ascoltino & come ascoltare perché i bambini ti parlino” scritto da Adele Faber e Elanie Mazlish, newyorkesi, esperte nella comunicazione intergenerazionale e allieve dello psicologo infantile Haim Ginott.
Queste pagine sono i frutto di un percorso di seminari e di conferenze tenute dalle autrici, oltre che della loro esperienza di genitori e degli incontri avuti con le famiglie. L’argomento principale è la comunicazione tra genitori e figli, la mira è la modalità di ascolto e di dialogo empatico messa a confronto con la tendenza degli adulti di porsi in un atteggiamento di negazione dei sentimenti. Siamo realmente capaci di ascoltare l’altro?
In modo inconsapevole succede che protraiamo o subiamo alcuni schemi di comunicazione nella vita di ogni giorno e che, diventati genitori, facciamo lo stesso con i nostri figli, chiudendoci dunque alla possibilità di realizzare una comunicazione e un dialogo sereno ed efficace con loro. Ti consiglio questo libro perché l’ho letto tutto d’un fiato e in quanto offre esempi concreti, raccontati attraverso dialoghi, vignette, esercizi e storie di vita.
Ci si rivede facilmente negli esempi descritti, che aiutano concretamente a comprendere come esista una connessione diretta tra il modo in cui i bambini provano sentimenti e quello in cui si comportano. Un libro che aiuta a riflettere su come intraprendere un dialogo che non neghi le emozioni provate, che non si premuri solo di offrire consigli o di sminuire o imporre domande. Tutto questo diventa la chiave di svolta per ritrovarsi più sereni nella relazione e nelle conversazioni con i propri figli.
Se anche tu prima di avere dei figli eri una madre fantastica, non perdere questo bestseller che approfondisce in maniera unica gli stati d’animo dei bambini (edizioni Oscar Mondadori).
Delle stesse autrici è anche disponibile “Come parlare perché i ragazzi ti ascoltino & come ascoltare perché ti parlino”.