Rieccomi qui a chiedere il vostro prezioso parere!
Ormai siamo alla soglia dei 20 mesi. Siamo molto migliorati a livello sociale, anche se rimane sempre un bambino molto timido e riservato, molto diffidente nei confronti degli estranei, ma credo faccia parte del suo carattere!
Però c'è un altro problema che mi dà da pensare: non parla! Non dice nessuna parola di senso compiuto, tranne "mamma". Si fa capire a gesti e anche quando prova a parlare dice solo sillabe senza senso. Alcuni suoi coetanei fanno già le frasi, e forse facendomi condizionare proprio da tutto quello che vi avevo scritto in passato, comincio a preoccuparmi che magari abbia dei disturbi del linguaggio.

Partendo dalle righe che hai scritto si potrebbero già scorgere le risposte ai tuoi dubbi.
Dunque vorrei provare a soffermarmi sulle affermazioni che hai utilizzato per descrivere tuo figlio.
La mia risposta è rivolta all’aspetto socio-educativo dello sviluppo del linguaggio, relativo a un bambino in buona salute, ovvero in assenza di disturbi dell’apparato fonatorio o traumi al sistema nervoso che abbiano potuto compromettere la produzione vocale.

“Non parla”

Per il solo fatto di vivere in un ambiente nel quale per comunicare si utilizza il linguaggio, prima o dopo tutti i bambini iniziano a parlare. Anche le parole pronunciate male (ad esempio “tata” per dire “acqua”) sono già considerate appunto “parole” in quanto fanno parte del processo di acquisizione del linguaggio. I bambini apprendono a parlare per assorbimento, semplicemente vivendo in un contesto in cui possono ascoltare e imitare una o più lingue. Le esperienze dirette e le emozioni, sono sicuramente importanti per creare nel bambino il giusto coinvolgimento comunicativo ed è per questo che è necessario, anche quando crediamo che non sia ancora in grado di risponderci, verbalizzare i suoi vissuti.
Rivolgiti a lui ponendo alcune pause tra una frase e l’altra, come se stessi aspettando la sua risposta. Ad esempio durante una passeggiata potrebbe esserci una conversazione di questo tipo: “Hai visto che c’è un altro portone di legno? – pausa – “Quanti portoni di legno abbiamo incontrato oggi, vero? – pausa – “A te piacciono i portoni di legno?” – pausa – “A me molto!”. Il bambino non è forzato a rispondere ma, a poco a poco, sentirà che noi siamo interessati ad ascoltarlo e desidererà farlo. Inoltre, le letture o i racconti di storie di qualità (adatte all’età, piacevoli e con le quali il bambino può immedesimarsi o fantasticare) favoriscono la produzione linguistica. Un albo illustrato che piace molto ai bambini, nel quale viene metaforicamente raccontato lo sviluppo del linguaggio è sicuramente “Caccapupù” di S. Blake

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“L’unica parola di senso compiuto che dice è mamma”

Ti ricorderai sicuramente l’emozione provata nel sentire per la prima volta quelle due sillabe ripetute, “ma-ma”, diventare una parola utilizzata per chiamarti. Proprio attraverso quella parola possiamo constatare che tuo figlio ha cominciato a far corrispondere un significato ai suoni vocali. Ti sembrerà un timido inizio che tarda a decollare ma, in realtà, l’apprendimento del linguaggio non procede con uno sviluppo regolare e lineare, bensì come una serie di avanzamenti improvvisi e inaspettati.

Scriveva Maria Montessori: «Si verifica ad esempio in un certo periodo la conquista delle sillabe, dopo di che, per mesi, il bambino non emette che sillabe; esternamente non si nota alcun progresso. Poi, improvvisamente il bambino pronuncia una parola, ma in seguito non usa per molto tempo che di una o più parole. Di nuovo non si manifesta nessun progresso e ci si sente quasi scoraggiati nel constatare un così lento sviluppo esterno. Sembra estremamente lento, ma altre espressioni ci rivelano che nella via interiore il progresso si svolge costante e notevole». Dunque questo incerto esordio linguistico altro non è che un periodo nel quale tuo figlio sta facendo “scorta” di esperienze. Arriverà il momento in cui assisterete al fenomeno definito esplosione linguistica (tra il 2° e il 3° anno di vita): una fase in cui il bambino sembra fare un repentino progresso nella comunicazione e nell’uso delle parole.
… Ed è qui che ascolto spesso genitori che affermano: “É diventato un chiacchierino, quasi quasi preferivo quando non parlava!”

“Si fa capire a gesti”

La capacità di gesticolare dei bambini è a dir poco geniale: “non riesco a esprimere ciò che vorrei con le parole, eppure intendo comunicare”. Il gesto esprime la volontà di esserci e di comunicare un bisogno. É la capacità innata e spontanea di rivolgersi a un interlocutore anche in assenza delle parole.
Certo tutto bello ma noi vorremmo che parlasse! Si tratta soltanto di avere un po’ di pazienza e di attendere i suoi tempi anche quando sembrano più lunghi delle nostre aspettative. Il fatto che desideri comunicare rappresenta un importante inizio nella successiva produzione linguistica.

“Alcuni suoi coetanei fanno già le frasi”

Fare comparazioni tra i bambini non è mai la scelta migliore, proprio perché ogni bambino ha i propri tempi. Spetta agli adulti rispettarli. Dobbiamo aiutarli, agevolarli, stimolarli ma mai forzarli.
Sicuramente c’è chi è già in grado di formulare frasi formate da due o più parole. Sono convinta però che è molto più frequente trovare bambini che, come tuo figlio, non sono ancora così interessati a intrattenere comizi! Nel tempo che ho passato con i bambini ho avuto modo di incontrare un buon numero di “neo parlanti” con caratteristiche diverse:

  • Il/la performante: quel bambino/a che è in grado di pronunciare parole inusuali e suoni articolati: ha appena compiuto un anno ed è capace di dire termini complessi come “unicorno”, “ciliegia”, “automobile”… Questa sua sbalorditiva capacità non è per forza predittiva della sua competenza linguistica futura. Il bambino/a ha semplicemente rivolto una particolare attenzione nei confronti del linguaggio come attività ludo-motoria dalla quale trarne piacere, allo stesso modo in cui un altro coetaneo potrebbe essere invece interessato al movimento, alla relazione e così via..
  • Il/la gutturale: quel bambino/a che ha probabilmente già passato l’età in cui ci si aspettava da lui la prima parola ed emette soltanto suoni strozzati, apparentemente uguali l’un l’altro e privi di significato. Sembra avere un blocco ad articolare le parole dato che queste non escono fluide dalla bocca.
    É sicuramente un bambino che ha bisogno di poter distinguere e interiorizzare i suoni attraverso l’ascolto di un linguaggio chiaro e semplice. E’ sinceramente intenzionato a comunicare ma fatica a “buttar fuori”. Ha bisogno di essere ascoltato pazientemente e di poter accrescere la propria autostima.
  • Il/la disinteressato/a: a lui/lei sembra proprio non importargliene nulla di dire le prime parole. Gli adulti intorno a lui tentano ogni stratagemma per stimolarlo nel pronunciare qualche termine ma questo non ci pensa proprio ad accontentarli. In generale, appena si sentirà tranquillo e lasciato in pace, inizierà a parlare senza troppe difficoltà.
  • Infine, il/la confusionario/a: un vero e proprio chiacchierone, un bambino capace di un’intensa produzione linguistica ma, ahimè, ben pasticciata! Inverte o sostituisce le sillabe (“è siuco”, invece di “è chiuso”), oppure scambia le consonanti (t anziché s, p invece della m…), o ancora salta alcune lettere (“aesso vao via” per dire “adesso vado via”). In generale si tratta di quel momento di passaggio caratterizzante gli anni dell’infanzia che sarà ricordato in futuro con frasi tipo: “Sai, quando eri piccolo dicevi così…”. Solo in alcuni casi potrebbe  essere necessario ricorrere al parere di un logopedista.

Questo per dire che, pur con alcune somiglianze, ogni bimbo cresce e si sviluppa in maniera unica. Voi mamme rappresentate le prime attente osservatrici dei vostri bambini per questo le vostre perplessità hanno bisogno di essere accolte. É importante saper valutare i progressi, anche minimi, per conoscere davvero il bambino che abbiamo di fronte.