“Fino a non molto tempo fa, c’era solo la tv, che in teoria poteva rimanere confinata nella stanza dei genitori o chiusa in un armadio. Oggi ci sono gli smartphone e gli iPad, che fanno parte della vita quotidiana delle famiglie. Per gli adulti i passatempi dell’infanzia hanno subito un’allarmante trasformazione in pochissimo tempo. Ma un bambino che oggi ha quattro anni non sa com’era il mondo prima: per lui è sempre stato possibile fare tante cose con un solo dito, e trovare centinaia di giochi in un piccolo oggetto tascabile!”

Rosin Hanna, Generazioni touchscreen, in “Internazionale”, XX, n. 995, aprile 2013

Sono sempre più numerose le applicazioni interattive dedicate ai bambini piccoli. I nativi digitali, secondo la definizione di Marc Prensky del 2001, fin dalla più tenera età, apprendono quante cose si possono fare soltanto con un dito e un tablet: spostare oggetti, trovare giochi e fotografie, far partire musiche e filmati e così via…  

nativi digitali
Immagine tratta da www.psfinteractive.it

La storia si ripete. Ogni nuova tecnologia introdotta nella società (anticamente il passaggio dall’oralità alla scrittura descritto nel Fedro di Platone, oggi invece possiamo annoverare tv, videogiochi e computer) ha creato allarmismi in merito all’educazione delle nuove generazioni. L’ipotetico timore di un drastico allontanamento dalla realtà, di una perdita irreversibile della manualità e di uno sviluppo passivo della mente e delle capacità di pensiero è sempre in agguato.
Le ricerche hanno però dimostrato come i bambini, fin da piccoli, siano spettatori attenti e creativi, capaci di creare nuovi linguaggi e di costruire nuove realtà (Dan Anderson).

I bambini immersi nel loro ambiente imparano presto cosa potersi aspettare e cosa no dalle cose che li circondano: il computer, diversamente dal loro animale domestico, è prevedibile.

La presenza di apparecchiature digitali nella vita dei piccoli non è, di per se stesso, un fattore che pregiudica le altre possibili esperienze ma può essere, invece, una di queste.

Vygotskij spiega come il bambino è “immerso in una cultura e come una spugna la assorbe”, dunque anche l’atteggiamento dell’adulto, “immigrato digitale”, nei confronti delle tecnologie è fondamentale per il conseguente comportamento dei più piccoli.
Anziché chiedersi se la presenza di tablet nella vita di vostro/a figlio/a sia giusta o sbagliata, è forse più giusto domandarsi, citando Lisa Guernsey, se il tempo che passa con questi è “una percentuale relativamente piccola rispetto a quello che passa con voi e interagendo con il mondo reale”.

Le APP 03  per la primissima infanzia soddisfano i criteri di: 

– adeguatezza del contenuto all’età di riferimento

– piacevolezza sensoriale (immagini/illustrazioni, suoni/musiche, interazione tattile)

– piacevolezza emotiva

– stimolo cognitivo e linguistico

– possibilità di interazione (con l’adulto, tra pari…)

– durata accettabile e possibilità di interruzione


Fonti:
Cremaschi F., "Mamma, tutti hanno un tablet tranne me!", in "Bambini" anno XXIX n. 5, ed. junior, 2013.
Fornasa W., Morini L., "Il dito e il link", in "Bambini" anno XXIX n. 8, ed. junior, 2013.