Come proporre ai bambini un’esperienza in natura che sia per loro davvero interessante? Quali materiali usare? Come allestire l’ambiente esterno presente nelle strutture per l’infanzia? Queste sono solo alcune delle domande che si pongono gli educatori e i maestri impegnati nel progettare apprendimenti ed educazione all’aria aperta. Pensare l’Outdoor Education nei contesti urbani appare tutt’altro che un processo semplice. Il progressivo allontanamento dell’uomo dagli ambienti naturali ha avuto come conseguenza anche un diverso modo di considerare l’infanzia, diventata sempre più confinata negli ambienti chiusi. Un folto filone di ricerche, tutt’ora operoso, ha portato alla luce quelli che sono i benefici derivati dal non perdere (o dal ritrovare) la connessione tra bambino e natura e ha evidenziato come il disturbo da deficit di natura, definito per la prima volta dallo scrittore Richard Louv (Last child in the woods), stia diventando un problema concreto e urgente.

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Conoscere l’educazione in natura

L’articolo che stai leggendo è introduttivo al lavoro che sto compiendo in questo ultimo periodo, dedicato principalmente allo studio degli aspetti teorici e alla raccolta delle esperienze di educazione in natura. Se l’argomento è di tuo interesse puoi già da ora leggere alcuni approfondimenti pubblicati sulla piattaforma Docalike (scaricabili con un piccolo contributo di soli 2 €) e continuare a seguirmi sul blog e sui social per compiere con me questo viaggio nella pedagogia della natura.

«Far conoscere ai bambini il mondo della natura dovrebbe essere considerato uno degli eventi più importanti delle loro vite» è ciò che suggerisce il teologo ed ecologo Thomas Berry ricordandoci quanto l’universo dovrebbe essere una comunione di soggetti anziché una raccolta di oggetti. Secondo Berry è giunto il momento di entrare nell’era Ecozoica, caratterizzata da un maggiore interesse e rispetto verso la natura. Un’epoca chiamata a rompere con un passato in cui l’uomo si è considerato l’essere al centro del mondo. Si tratta certamente di un percorso lungo e tortuoso ma che può essere agevolato dalla riconsiderazione dei reali bisogni dell’infanzia.

5 consigli per l’educazione in natura

Il fatto di riuscire a fare in modo che i bambini possano vivere e giocare all’aria aperta dipende da diversi fattori tra cui la stagionalità e le condizioni metereologiche, in quanto è sicuramente più facile e agevole star fuori nella bella stagione; il contesto ambientale, alcuni luoghi si prestano certamente di più di altri; e le abitudini degli adulti, poiché quando i grandi sono disabituati alla vita outdoor il tutto si complica.

Le esperienze concesse dal mondo esterno e, soprattutto, dalla presenza di elementi naturali, sono molteplici. Jean Jacques Rousseau, nell’esporre i principi di “un’educazione naturale” ci dice qualcosa sul ruolo dell’adulto quale regista del percorso del bambino in natura: «Rendete il vostro allievo attento ai fenomeni della natura; in breve lo renderete curioso; ma per nutrire la sua curiosità non affrettatevi mai a soddisfarla. Ponete le questioni alla sua portata e lasciate che sia lui a risolverle.» A tal proposito, mi piace riflettere su quanto l’educazione all’aria aperta debba sganciarsi da un approccio di tipo direttivo. All’aperto, l’adulto che si pone in osservazione del movimento e della ricerca del bambino, lo affianca nelle sue scoperte e intuizioni, ha l’occasione di limitare i tanti “no” pronunciati nella relazione educativa.

Qui di seguito ti propongo 5 idee e consigli utili per approcciarsi all’Outdoor Education e per vivere la piacevolezza dell’educazione in natura.

Un buon equipaggiamento

Che si possa uscire in ogni stagione e che farlo comporta benefici, è ormai risaputo. La difficoltà rimane quella di metterlo in pratica con costanza. Portare fuori i bambini in inverno può essere faticoso per gli adulti. Se con molta probabilità i primi giocano e si scaldano, i secondi restano in piedi a tremare. Le strade da compiere nel risolvere la questione “disagio” sono essenzialmente due:

  • Mettersi in attività. Affiancare i bambini nel gioco, realizzare lavori come lo scavo, lo spostamento di materiali, la raccolta di elementi della natura, compiere passeggiate, ecc. Le strategie per rimanere in moto offrono inoltre ai bambini l’immersione nell’apprendimento per imitazione.
  • Attrezzarsi con un abbigliamento adatto. Maglie termiche, giubbini caldi ma che non impediscono il movimento, stivali impermeabili, guanti senza dita, ecc…

“Non esiste buono o cattivo tempo, ma esiste buono e cattivo equipaggiamento”

Baden Powell

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Ambiente esterno naturale

Progettando l’Outdoor Education l’impegno dovrebbe essere rivolto a ricreare, anche nei contesti urbani e negli spazi esterni delle strutture per l’infanzia, un ambiente che possa essere il più vicino alle caratteristiche della natura. Questo significa che occorrono angoli selvaggi in grado di attivare l’esplorazione, contesti variegati capaci di stimolare la scoperta e percorsi non lineari che offrono spazio alla ginnastica naturale, così come venne chiamata da August Herman Niemeyer già alla fine del ‘700.

«(i fanciulli) camminano, corrono, saltano, s’arrampicano, ascendono, lottano insieme, alzano e tirano sassi, portano all’intorno tutto ciò che loro si presenta, sguazzano volentieri nell’acqua, cavalcano se non sopra cavalli, sopra bastoni e su ciò che vi si presta meglio. Questa si può chiamare ginnastica naturale. Sarebbe una vera crudeltà voler proibire loro tutto questo.»

August Herman Niemeyer

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Attrezzi e materiali da esterno

Altro aspetto importante riguarda l’organizzazione e la manutenzione degli strumenti previsti per il gioco all’aria aperta. In giardino dovrebbero sempre essere presenti uno o più capanni per depositare il materiale disposto all’esterno, così da evitare continui spostamenti. Questo è importante soprattutto quando si accompagna all’esterno un gruppo di bambini e non si ha sempre la possibilità di tornare dentro per recuperare ciò che manca. Nell’articolo “Realizzare esperienze in natura nei servizi per l’infanzia cittadini ” pubblicato sulla piattaforma Docalike ho riportato diversi esempi di materiale e strumenti da utilizzare nei percorsi di Outdoor Education.

Connettere il dentro e il fuori

Le strutture che più facilitano la connessione (fisica) tra dentro e fuori sono quelle che, da un punto di vista edilizio, hanno il giardino sullo stesso piano degli ambienti interni. In tal caso, uscire ed entrare si realizza come flusso spontaneo, privo di ostacoli. Purtroppo questo non è sempre possibile ma si possono ugualmente integrare nelle giornate alcune abitudini che consentono di amplificare questo legame. Ad esempio:

  • La restituzione dell’esperienza in natura data dalla lettura di un libro. Un insetto osservato in giardino suggerisce di andare a ritrovarlo in un’enciclopedia che ne descrive le sue caratteristiche.
  • La conservazione di elementi raccolti in natura per essere osservati, manipolati, trasformati. All’interno può essere creato uno spazio che permette la realizzazione di attività che nascono dal materiale trovato in giardino.

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Tutto inizia dal bambino

Può sembrare banale ma il fuori, ancor più che il dentro, agevola l’adulto a mettersi in ascolto del bambino e di proprio iniziare dalle sue tendenze a strutturare i percorsi pedagogici. Il bambino “outdoor” si muove libero, ha meno confini fisici e mentali, prova beatitudine nel sentire l’aria sulle guance e la luce del sole. Questa libertà stimola in positivo il gioco, il pensiero e la crescita globale. L’apprendimento è agevolato e reso piacevole dall’esperienza diretta. La pedagogia della natura diventa pedagogia del benessere, intesa come ben-essere, la possibilità di star bene e di vivere pienamente la propria storia.

Per saperne di più sull’Outdoor Education o hai bisogno di una consulenza specifica scrivimi a info@vitazerotre.com

Se ti va, puoi aggiungere i tuoi consigli qui sotto tra i commenti, sarò lieta di leggerli.